Roberto Saviano e il ricordo di Falcone nel giorno di Capaci: «La mafia è sparita dal dibattito pubblico ma c’è ancora»

Lo scrittore: Cosa Nostra è un virus, una pestilenza silenziosa che sfugge all’occhio ma ammorba la società

Lo scrittore Roberto Salviano sul Corriere della Sera ricorda Giovanni Falcone nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci. «Oggi mafia non vuol dire soltanto estorsioni, minacce, omicidi, droga. Oggi mafia vuol dire aziende svuotate e ripopolate per riciclare denaro, imprenditori sconfitti da una concorrenza invincibile perché basata sui profitti illeciti, grandi opere realizzate al risparmio sulla pelle dei cittadini. Se ieri, parlando di mafia, potevamo pensare a un coltello affondato dentro la carne della società, oggi dobbiamo pensare a un virus, a una pestilenza silenziosa che sfugge all’occhio ma ammorba la società, abbassando drasticamente la qualità della vita di ognuno. Questo mi ha insegnato Falcone, questo ha insegnato a tutti noi. Anche ai nostri politici», scrive Saviano.


Lo scrittore poi ricorda l’epoca in cui Falcone finì sotto attacco, la bocciatura del Csm e l’azione di “linciaggio” riportata anche nella sentenza della Cassazione sull’attentato all’Addaura, che servì «ad impedirgli che egli assumesse quei prestigiosi incarichi i quali dovevano, invece, a lui essere conferiti sia per essere egli il più meritevole sia perché il superiore interesse generale imponeva che il crimine organizzato fosse contrastato da chi si era indiscutibilmente dimostrato il più bravo e il più preparato e che offriva le maggiori garanzie – anche di assoluta indipendenza e di coraggio – nel contrastare, con efficienza e in profondità, l’associazione criminale». Oggi, intanto, le mafie sembrano sparite. Ma, spiega Saviano, non è così: «A svanire invece è stato solo l’argomento mafie dal dibattito politico, dal dibattito pubblico».


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