L’incredibile storia del prof che si laurea con gli esami di un omonimo: «Un errore dell’università»

Succede a La Sapienza. Il docente avrebbe discusso la tesi anche se sapeva che gli esami non sarebbero bastati. Rinviato a giudizio per induzione in falsità ideologica

Il professore della facoltà di economia dell’università La Sapienza Sergio Barile è a processo. Con una motivazione, spiega oggi l’edizione romana di Repubblica, alquanto curiosa: ha discusso una tesi di laurea (la sua seconda) in fisica e ha conseguito il titolo di studio. Ma non aveva fatto prima gli esami necessari per arrivare alla discussione finale. Ha beneficiato invece di un caso di omonimia e si è trovato – secondo il suo racconto – a vedersi riconosciuti esami sostenuti da un altro. Per questo è stato rinviato a giudizio per induzione in falsità ideologica. Mentre è stato già assolto dall’accusa di aver architettato tutto. La storia è surreale. Nel 2003 Barile si è iscritto alla facoltà di fisica per conseguire una seconda laurea e chiede il riconoscimento degli esami sostenuti nella facoltà di economia, come è suo diritto. Intanto anche un suo omonimo si iscrive alla stessa facoltà. Il professor Barile si vede riconosciuti una decina di esami e si ferma. Il suo omonimo prosegue gli studi. A un certo punto Barile viene chiamato dalla segreteria della Sapienza: gli dicono che gli manca solo la tesi per laurearsi. Il docente, secondo gli inquirenti, si accorge della svista ma non fa niente. Ma lui smentisce questa ricostruzione e nell’articolo a firma di Giuseppe Scarpa dice di «aver fatto notare agli amministrativi l’abbaglio e di essere stato rassicurato». A questo punto avrebbe discusso la tesi e si sarebbe laureato. Secondo il pubblico ministero Marcello Cascini però non poteva non sapere che gli esami da lui sostenuti non fossero sufficienti per ottenere la laurea. Da qui il rinvio a giudizio. Ora un giudice deciderà.


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