«100 diplomatici russi pronti a dimettersi contro la guerra», il dossier che scuote il Cremlino dopo il primo addio alle Nazioni Unite

Secondo il quotidiano economico russo Kommersant, dall’inizio della guerra in Ucraina almeno una decina di funzionari ha lasciato il proprio incarico. Ma nessuno come Boris Bondarev si sarebbe dimesso dichiaratamente contro l’invasione russa

Il gesto del diplomatico russo Boris Bondarev potrebbe non restare un caso isolato. L’inviato di Mosca alle Nazioni Unite a Ginevra si è dimesso per protesta contro l’invasione in Ucraina con una durissima lettera contro il Cremlino che ora è certo lui stesso gli potrebbe costare un processo in patria, come ha spiegato al Suddeutsche Zeitung citata dal Corriere della Sera. Bondarev è finito sotto protezione in Svizzera e sta valutando una richiesta d’asilo, convinto che quel che ha fatto possa smuovere altri suoi colleghi: «L’ho fatto per la mia coscienza. Volevo smuovere qualcosa, essere un’ispirazione per i miei colleghi, per i diplomatici, e gli altri connazionali, che vivono in Russia e pensano di non poter fare nulla».


La slavina dei diplomatici in fuga

Rispetto al passato, quel che ha fatto Bondarev segna un passo in avanti nella finora contestazione al Cremlino sulla guerra in Ucraina, andando innanzitutto a smentire quel che il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ripete da tempo: «non ci sono traditori tra i diplomatici». Stando però al quotidiano economico russo Kommersant, dallo scorso 24 febbraio sarebbero stati già decine i diplomatici russi che hanno lasciato il proprio incarico. Nessuno di questi però finora avrebbe dichiarato di essersi dimesso per protesta contro la guerra. Il Corriere cita poi «fonti occidentali con buoni contatti nel mondo della diplomazia russa», secondo cui starebbe per partire una slavina tra i funzionari degli Esteri di Mosca: «oltre cento sarebbero pronti a ripetere il gesto di Bondarev».


L’elenco sarebbe già finito sulla scrivania di Vladimir Putin, consegnato nei giorni scorsi dal segretario del Consiglio di sicurezza, Nikolaj Patrushev che ha suggerito una reazione dura. Mossa che il Cremlino non sarebbe intenzionata a mettere in pratica, temendo che quel tipo di reazione non sia davvero risolutiva. A questo si aggiunge l’indiscrezione del sito indipendente russo Meduza, secondo cui nell’élite russa starebbe montando un serpeggiante pessimismo. Soprattutto alla luce degli effetti delle sanzioni, più gravi del previsto.

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