Archiviato l’esposto dell’ambasciatore russo per le accuse a La Stampa: «Si trovi una traduzione migliore»

Razov accusava il quotidiano di istigazione a delinquere per un pezzo di Domenico Quirico sull’omicidio di Putin

Il giudice delle indagini preliminari di Torino Giorgia De Palma ha archiviato il procedimento giudiziario nei confronti del direttore de La Stampa Massimo Giannini e del giornalista Domenico Quirico per l’articolo su Putin da uccidere. Accogliendo così la richiesta della procura: «L’articolo in esame alla luce del principio costituzionale di necessaria offensività, non turba la sicurezza pubblica né è concretamente idoneo a provocare la commissione di delitti». A sollecitare l’intervento era stato l’ambasciatore russo Sergey Razov, che durante una conferenza stampa aveva parlato di istigazione a delinquere e apologia di reato: «In precisa conformità alla legislazione italiana oggi mi sono recato in Procura per presentare una querela con la richiesta alle autorità italiane di esaminare obiettivamente questo caso. Confido della giustizia italiana».


Ma il pezzo di Quirico non diceva quello che sosteneva l’ambasciatore: «A ben leggere l’articolo in esame – precisava la procura nella richiesta di archiviazione – ed in disparte la vis polemica della replica di Domenico Quirico, questo Ufficio ritiene che essa colga nel segno, ovvero che non sussista la condotta materiale integrante i reati». Tanto che l’autore aveva suggerito a Razov di trovarsi «un traduttore di qualità migliore». E «di leggere una migliore traduzione del pezzo, dove io sottolineavo che l’idea ahimè abbastanza corrente che l’unico modo di risolvere il problema sia che qualche russo ammazzi Putin fosse priva di senso e immorale, e questo era scritto bene in evidenza, e in secondo luogo che non porterebbe a niente e anzi porterebbe ad un caos maggiore».


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