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Dal coming out a scuola al suicidio, tutta la storia di Cloe Bianco: la prof di fisica uccisa dalla transfobia

15 Giugno 2022 - 10:11 Redazione
cloe bianco
cloe bianco
«Oggi ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l’ultima volta vini e cibi che mi piacciono», ha scritto prima di morire

Cloe Bianco, l’ex docente trovata carbonizzata sabato mattina in un camper parcheggiato in provincia di Belluno, sarebbe stata uccisa dalla «transfobia opprimente che la circondava». Questo clima ostile, secondo Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, l’avrebbe spinta a togliersi la vita. Bianco aveva già parlato nel suo blog dei «tentativi di annientamento» e della sofferenza che le causava chi le stava intorno, annunciando le sue intenzioni suicidarie.

Il coming out e le sue conseguenze

Cloe insegnava fisica all’istituto Mattei di San Donà di Piave. Nel 2015 aveva iniziato a mostrarsi con l’aspetto che sentiva rispecchiare la sua vera identità: era entrata in classe con nuove sembianze, spiegando ai suoi alunni perché non avrebbe più indossato gli abiti tipici di un sesso biologico, quello maschile. Annuncio che i genitori dei ragazzi non riuscirono a digerire: «Ma davvero la scuola si è ridotta così?» scrisse il padre di un alunno in una lettera aperta rilanciata su Facebook dall’allora Assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan.

«Forse questo è un fatto “normale” per tanti ma non per noi che viviamo quei valori che ci sono stati donati e che all’educazione dei nostri figli ci teniamo lottando quotidianamente bersagliati ogni giorno da chi quei valori vuole distruggere, teorie gender e quant’altro», aveva concluso il genitore. Subito dopo il primo giorno della sua nuova vita, Cloe venne sospesa per tre giorni dall’insegnamento, a causa del comportamento ritenuto non «responsabile nè corretto».

L’annuncio sul web: «Oggi la mia libera morte»

Bianco aveva provato a ribellarsi, ma perse il ricorso. Cloe venne relegata a ruoli di segreteria, senza poter più insegnare. Dopo reiterate umiliazioni, aveva deciso di lasciare il Paese e rifugiarsi nel camper dove è stata ritrovata morta, dopo sette mesi di isolamento. Probabilmente aveva tagliato i ponti anche con i suoi familiari, dal momento che non ne fa cenno nel testamento, pubblicato sul blog assieme a un ultimo messaggio.

Prima di uccidersi, infatti, aveva condiviso queste parole: «Oggi la mia libera morte, così tutto termina di ciò che mi riguarda. Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte. In quest’ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l’ultima volta vini e cibi che mi piacciono. Questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall’ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò. Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto. Addio. Se mai qualcuna o qualcuno leggerà questo scritto».

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