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Francia, dopo il crollo alle legislative Macron pensa a un «governo di unità nazionale»

22 Giugno 2022 - 00:36 Maria Pia Mazza
Il presidente francese alle prese con il post voto e la perdita della maggioranza assoluta in Parlamento. Dovrà decidere se creare una nuova coalizione di maggioranza con nuovi alleati, o se costruire un governo di unità nazionale

Dopo aver perso la maggioranza assoluta in Parlamento, dopo le elezioni legislative di domenica scorsa, il presidente francese Emmanuel Macron starebbe pensando a un «governo di unità nazionale». A renderlo noto è il deputato del Partito Comunista Francese Fabien Roussel che, al termine delle consultazioni con il presidente francese, ha dichiarato ai microfoni di Lci: «(Macron) mi ha chiesto se siamo pronti a lavorare in un governo di unità nazionale», aggiungendo che il spiegato Roussel, domandando se tale ipotesi “«sia la soluzione per tirare fuori il paese dalla crisi». E l’esponente del Pcf ha poi aggiunto: «Macron pensa alla costituzione di un governo di unione nazional, se ci saranno i partiti disponibili a farne parte».

Nelle scorse ore, dopo la debacle elettorale, gli alleati del presidente francese si sono mossi per convincere Macron a creare una «grande coalizione». Tra questi anche l’ex primo ministro francese Edouard Philippe, attuale leader di Horizons, forza che sostiene il governo del presidente Macron e che sarebbe favorevole alla creazione di una «grande coalizione», attraverso una mediazione tra i vari partiti, «nell’interesse della Francia». Anche vicepresidente del National Rally, partito d’opposizione alla maggioranza macroniana, Louis Aliot, nelle scorse ore aveva suggerito che il presidente francese stesse valutando l’ipotesi di creare «un governo di unità nazionale per prepararsi a scadenze importanti in termini di potere d’acquisto, sicurezza e pensioni». Ma Alliot ha subito chiarito che non si sarebbe reso disponibile a far parte di questo tipo di governo.

Della stessa idea anche il presidente dei Repubblicani, Christian Jacob, che ha categoricamente rigettato la proposta di far parte di un governo d’unità nazionale: «Abbiamo fatto campagna nell’opposizione, restiamo nell’opposizione in modo determinato ma responsabile: saremo forza di proposta, ma mai nel compromesso, entrare in un governo di unità nazionale potrebbe essere un tradimento dei nostri elettori, ed è dunque escluso». Olivier Faure, segretario del Ps e aderente a Nupes, la coalizione di sinistra guidata da Jean-Luc Mélenchon, ha invece avanzato alcune condizioni per accettare la proposta di entrare a far parte del governo di unità nazionale, tra cui la questione del salario minimo.

La situazione per Macron è dunque critica, avendo perso 100 seggi rispetto al 2017, e avendo ora una la maggioranza relativa di 245 deputati su 577. Numeri su cui incide fortemente l’exploit elettorale della principale avversaria elettorale, la leader di Rassemblement National Marine Le Pen, ormai forte di 89 deputati all’Assemblea. Macron dovrà dunque sondare e verificare se tra le altre forze politiche francesi sarà possibile creare una nuova coalizione presidenziale di maggioranza con nuovi alleati, o se creare un governo di unità nazionale, simile al governo Draghi.

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