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No di Parigi all’estradizione dei terroristi rossi in Italia, restano in Francia i 10 arrestati: tra loro anche Pietrostefani

I giudici della Corte d'Appello hanno respinto la richiesta italiana, dopo che ad aprile 2021 erano stati arrestati 10 soggetti ex militanti della lotta armata in Italia tra gli anni '60 e '80

Dalla Francia arriva a sorpresa il No all’estradizione degli ex brigatisti arrestati a Parigi il 28 aprile 2021. La Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi ha respinto la richiesta italiana sui dieci arrestati nell’operazione «Ombre rosse», motivando la sua decisione con il rispetto della vita privata e familiare e del giudizio di contumacia, previsto dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Irène Terrel, storica legale degli ex terroristi italiani rifugiati in Francia, ha accolto la sentenza con favore, osservando come siano «stati applicati i principi superiori del diritto». Tra gli ex terroristi rossi figurava l’ex militante di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, già condannato in Italia per essere stato tra i mandanti dell’omicidio del commissario Calabresi a Milano. Le domande di estradizione riguardavano poi gli ex Br Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Maurizio Di Marzio ed Enzo Calvitti, l’ex militante di Autonomia Operaia Raffaele Ventura, l’ex militante dei Proletari armati Luigi Bergamin e l’ex membro dei Nuclei armati contropotere territoriale, Narciso Manenti, condannato all’ergastolo per l’omicidio del carabiniere Giuseppe Gurrieri nel 1979. Al tribunale di Parigi era presente un gruppo di italiani guidato dal deputato della Lega Daniele Belotti, che prima dell’udienza aveva srotolato uno striscione di protesta davanti al palazzo di Giustizia e che, durante la lettura della sentenza, ha gridato «assassini». Tra loro anche il sindaco di Telgate (Bergamo), comune di origine dell’ex terrorista Narciso Manenti, e il presidente e il vicepresidente dell’associazione carabinieri di Bergamo intitolata a Gurrieri, l’appuntato ucciso proprio da Manenti davanti al figlio di 11 anni.

Gli arresti

Nell’aprile dello scorso anno si era intensificato il dialogo tra i due governi per avviare il trasferimento dei diversi ex terroristi che avevano trovato rifugio in Francia nel corso degli ultimi decenni grazie alla protezione istituita a metà degli anni ’80 con l’introduzione della cosiddetta «Dottrina Mitterand», voluta da presidente socialista francese nel 1985. Il 28 aprile erano stati spiccati dieci mandati d’arresto, che sembravano chiudere definitivamente l’epoca dell’opacità di Parigi nei confronti di soggetti già condannati in Italia per reati di terrorismo. Inizialmente, erano stati arrestati solo sette degli ex terroristi, mentre gli ex brigatisti Bergamin, Di Marzio e Ventura si erano dati alla fuga. La corte d’appello di Parigi, già interpellata negli anni ’90 e 2000, aveva espresso un parere favorevole all’estradizione di tre degli ex militanti, ma poiché il parere non si era concretizzato in un’effettiva esecuzione dell’estradizione entro quattro mesi, come prevede la legge francese, non è più considerato valido.

Le reazioni alla decisione

Non si sono fatte attendere le reazioni di diversi esponenti della destra italiana. Il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, ha scritto su Twitter che «negare l’estradizione da parte della Francia ad un gruppo di terroristi rossi è un atto gravissimo che non ha nulla a che vedere con il garantismo e la libertà di espressione sempre difesi da Parigi. Qui si tratta di partecipazione attiva ad un progetto criminale ed eversivo». Il leader della Lega Matteo Salvini ha parlato invece di vergogna: «Altro che “solidarietà europea”, proteggere terroristi che hanno ucciso in Italia è una vergogna, uno schifo!», ha detto.

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