Stretta sul Reddito di cittadinanza, si potrà perdere anche dopo il No a una chiamata diretta da un privato

Anche le offerte rifiutate che non passano dai Centri per l’impiego possono contribuire a perdere il sussidio. A volere la modifica c’era anche la deputata ex M5s Faro, oggi passata con Di Maio

Sarà più facile perdere il Reddito di cittadinanza per esempio rifiutando un’offerta di lavoro congrua che non sarà passata attraverso i Centri per l’impiego. È stato approvato infatti un emendamento spinto dal centrodestra al decreto Aiuti che prevede di calcolare nel computo dei tre rifiuti massimi anche l’offerta, purché congrua, a chiamata diretta da parte di datori di lavoro privati. Resta invariata la norma sul Reddito di cittadinanza che prevede l’obbligo per chi lo percepisce di accettare almeno una di tre offerte di lavoro ricevute. Nel caso in cui la proposta da parte del datore di lavoro privato venisse rifiutata, questo sarà tenuto a comunicarlo al Centro per l’impiego, che eventualmente provvedrà alla decadenza del sussidio. Sarà compito del ministero del Lavoro definire in che modo potranno svolgersi le comunicazioni e come saranno verificati i rifiuti delle offerte di lavoro dai privati.


A favore anche la deputata dimaiana

L’emendamento è stato frutto dell’accorpamento di richieste simili fatte da tutti i partiti di centrodestra. Uno stesso era stato presentato anche dalla deputata Marialuisa Faro, ex M5s passata con Insieme per il futuro di Luigi di Maio. Contro questa proposta invece si è schierato il Movimento 5 stelle. Favorevole il governo, sulla cui posizione si è allineato anche il Pd.


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