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Bulgaria, la denuncia del governo: «I servizi segreti hanno le prove che Mosca paga personaggi pubblici per diffondere propaganda»

04 Luglio 2022 - 13:45 Antonio Di Noto
Figure di spicco nel Paese verrebbero pagate circa 2.000 euro al mese per diffondere la versione di Putin

I servizi segreti bulgari avrebbero dati che dimostrano che il Cremlino paga uno stipendio di circa 2000 euro al mese a figure di spicco del Paese, tra cui giornalisti, politici, e analisti, affinché diffondano la propaganda di Mosca in Bulgaria. Lo riporta Euractiv, citando le parole della capa di gabinetto del Primo Ministro Lena Borislavova a Darik Radio, la maggior emittente privata bulgara. «Tutti voi, che sputate gratis sull’Unione Europea e sulla Nato e supportate l’operato di Putin, dovreste sapere che siete fregati. Quelli che vi ispirano a pensare così sono pagati un tanto al mese», ha dichiarato Borislova. La funzionaria ha spiegato che la propaganda verrebbe trasmessa giocando con equivoci e paure che vengono «fatti passare come elementi di interesse nazionale», facendo anche notare che la Russia si è messa di traverso nel momento in cui ha saputo che Sofia era intenzionata a espellere 70 diplomatici russi. Le pressioni sono giunte dall’ambasciatrice del Cremlino in Bulgaria, Eleonora Mitrofanova. Dopo il rifiuto della Bulgaria, l’ambasciatrice ha lasciato il suo ufficio e si è diretta a Mosca, nella giornata di domenica 3 luglio, minacciando di far chiudere l’ambasciata.

La Bulgaria è vulnerabile alla propaganda russa: «I bulgari hanno perso fiducia nei media tradizionali»

Secondo quanto riporta Politico, da tempo la propaganda russa trova terreno fertile in Bulgaria. I sondaggi indicano che a giugno 2022, il 38% dei bulgari avrebbero votato per uscire dalla Nato, il 57% non considera la Russia una minaccia, nonostante l’invasione dell’Ucraina. Infine, il 30% considera Mosca il più importante partner strategico di Sofia. D’altro canto, sono anche aumentati i bulgari che considerano la Russia una minaccia, arrivando al 33% (rispetto al 3% del 2021). La stessa percentuale, però, considera gli Stati Uniti una minaccia (rispetto al 16% nel 2021). La Bulgaria è da anni nel mirino di campagne di disinformazione sistematiche, ha dichiarato a Politico l’analista Goran Georgiev, del Centro per gli Studi sulla Democrazia di Sofia. «Alcuni bulgari credono inequivocabilmente alle teorie del complotto e hanno perso fiducia nei media tradizionali». Nel febbraio 2022, poco dopo l’inizio della guerra, il ministro della difesa bulgaro Stefan Yanev aveva definito la guerra in Ucraina una «operazione militare», prima di essere redarguito dal primo ministro Kiril Petkov.

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