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Dl Aiuti, la Camera approva il provvedimento con 266 sì ma senza M5s. Le tensioni si spostano in Senato

11 Luglio 2022 - 15:22 Sara Menafra
Alla votazione partecipano solo in 313, pentastellati fuori dall'Aula. Ma a Palazzo Madama non sarà possibile scindere il voto di fiducia al governo dal merito del testo

La discussione si è conclusa in circa tre ore, senza grandi tensioni in aula. Il Dl Aiuti è stato approvato dalla Camera con 266 voti favorevoli 47 contrari e 313 partecipanti al voto. Scontro rinviato, dunque, visto che il Movimento 5 Stelle fin dalla mattina aveva annunciato che non avrebbe partecipato al voto di Montecitorio. L’oggetto del contendere è sempre la presenza, nel testo, di procedure semplificate che potrebbero consentire di aprire più velocemente un termovalorizzatore per i rifiuti di Roma. Il capogruppo pentastellato Davide Crippa, intervenendo in aula per le dichiarazioni di voto ha spiegato: «Il nostro sostegno al governo è stato esplicitato con la fiducia. Oggi per questioni puntuali, pur rilevando l’utilità di parte delle misure ma non valutando bene i metodi annuncio il mio gruppo non partecipa alla votazione finale».

Le tensioni nella maggioranza

La tensione è tutta politica e per nulla sopita visto che, se alla Camera è stato possibile votare la fiducia senza votare il provvedimento, i regolamenti parlamentari escludono che si possa fare la stessa scelta al Senato. E se al voto previsto per giovedì prossimo i Cinque stelle non saranno presenti, il premier Draghi ha già previsto di salire al Colle. L’esito sarebbe scontato: Mattarella rinvierebbe il presidente del Consiglio alle Camere e riceverebbe una nuova fiducia, anche dai grillini. Ma quante volte si può ripetere questa scena? Forza Italia ha già detto che non si andrà avanti così per sempre.

Prima delle votazioni ha licenziato un documento in cui si legge: «Il momento politico richiede serietà e pragmatismo, non le provocazioni o i distinguo dei Cinquestelle, che mettono a rischio il lavoro svolto da questo governo di unità nazionale. La decisione di uscire dall’Aula sul dl Aiuti è gravissima e non potrà essere senza conseguenze». Il ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D’Incà ha immediatamente chiamato il capogruppo di Forza Italia, Paolo Barelli, chiedendo chiarimenti. Ma le posizioni sono sempre più distanti.

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