Sintomi Covid ma tampone negativo? L’avviso dei medici: «Non basta per poter uscire»

Aumentano i casi di «scarto temporale», quando i test risultano positivi dopo la scomparsa dei sintomi da Coronavirus. Rimangono ancora ignote la cause, ma non è un fenomeno da sottovalutare per quanto riguarda l’obbligo di quarantena

La nuova ondata di Covid-19 sta facendo registrare ogni giorno più di 100 mila nuovi positivi e il picco deve ancora arrivare. Casi che ormai preoccupano sempre meno gli esperti, considerando l’effetto dei vaccini nel ridurre al mimino le possibilità di ammalarsi in modo grave. In più le misure di contenimento del contagio sono sempre più morbide e c’è già chi pensa di andare a ridurre anche la quarantena per i contagiati. L’epidemiologo dell’università Statale di Milano Carlo La Vecchia, ad esempio, in un’intervista rilasciata a La Stampa ha proposto una «semplificazione nelle procedure» come l’eliminazione del tampone di uscita, o comunque dell’interruzione della quarantena per chi non ha più sintomi. Tuttavia, nemmeno un tampone negativo può bastare come garanzia assoluta. Nella rubrica Dottore, ma è vero che?, a cura della federazione dell’Ordine dei medici (Fnomceo) si parla, infatti, di rivolgere una maggiore attenzione verso quei test che risultano negativi.


Nell’ultimo periodo sempre più persone riportano una particolarità rispetto alla manifestazione del Coronavirus e ai risultati dei tamponi rapidi. Nonostante si avvertano i tipici sintomi, il risultato del test antigenico può risultare negativo. Questo diventa positivo solo quando i sintomi si sono affievoliti o, addirittura, scomparsi. Questo fenomeno viene definito «scarto temporale» ed è difficile stimare quante persone riguarda. Per questo motivo, come ribadito da Emily Martin, epidemiologa dell’università del Michigan: «Un test negativo in presenza di sintomi non dovrebbe essere un lasciapassare per uscire». La causa dello scarto, invece, resta ancora da chiarire.


Grazie ai vaccini, sistema immunitario più veloce

Una prima ipotesi, la più condivisa, è legata al nostro sistema immunitario. Come si legge nella rubrica di Fnomceo: «Si pensa che i sintomi precedano il risultato positivo ai test perché oggi il sistema immunitario si attiva molto più velocemente contro il virus». Quindi, all’inizio della pandemia quando nessuno era vaccinato, il virus poteva agire indisturbato per diversi giorni prima che il sistema immunitario reagisse. Ora, invece, «la reazione immunitaria è più rapida e può portare a casi in cui si hanno sintomi, ma non si risulta positivi».

Le altre ipotesi

Una seconda teoria sostiene che il tutto dipende dalla diversa dinamica con cui le più recenti varianti circolano nell’organismo. Queste, secondo alcuni studi, portano a un minore accumulo delle particelle virali nelle cellule del naso. Cosa che rende più difficile l’individuazione tramite tampone e, quindi, più probabili i falsi negativi. Infine, la terza possibilità riguarda proprio i tamponi. Sempre più persone non vanno in farmacia per fare i test, ma usano quelli fai-da-te. Non tutti, però, raccolgono il materiale biologico con la dovuta accuratezza.

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