Che vadano pure via dal Movimento, nonostante «abbiamo avuto tutto», ma «non rompano le scatole» tuona Giuseppe Conte in un lungo post su Facebook, in cui replica a chi dopo la caduta del governo Draghi ha deciso di abbandonare il M5s. Un messaggio diretto innanzitutto ai big fuoriusciti dal Movimento come l’ex capogruppo alla camera Davide Crippa, senza dimenticare il ministro Federico D’Incà, che ha accusato Conte di «inesperienza politica o ingenuità» nella gestione dei giorni cruciali precedenti alla crisi di governo. Già nella riunione di oggi, 31 luglio, con gli attivisti campani, Conte aveva tacciato di poltronismo i fuoriusciti, come già fatto con Luigi Di Maio: «Abbiamo perso e perdiamo ancora in questi giorni e ore alcuni portavoce, si stanno staccando e cercano una collocazione, si sono attrezzati per muoversi e garantirsi un futuro politico da professionisti. Bene, auguri, andate tranquilli, liberi in pace, sereni con le vostre coscienze, ma non ci propinate veleni, non lo consentiamo».
E se da un lato definisce «eroi» quei big del Movimento che non si sono potuti ricandidare per il vincolo del doppio mandato, dall’altro Conte accusa i transfughi del Movimento di usare gli stessi argomenti contro i grillini che finora avevano usato gli avversari politici, invitandoli al «silenzio, con più discrezione e dignità». Un avvertimento mascherato da consiglio: «Possibile che non si accorgano del sentimento di tristezza che suscitano quando – strana coincidenza – per giustificare il loro tradimento con gli elettori ci riversano addosso i medesimi veleni e le medesime accuse che i nostri avversari ci rivolgono da tempo, i luoghi comuni che il mainstream utilizza per depotenziare la nostra azione politica? Che vadano liberi, in pace, a cercarsi una nuova collocazione. Ma non ci rompano le scatole».
Anche perché spiega Conte, le accuse che arrivano da chi ha lasciato il M5s suonano innanzitutto come quelle di ingrati che vanno via dopo aver fatto carriera: «Quando persone che hanno avuto tutto dal Movimento e sono arrivate dove sono grazie ai principi e alle regole del Movimento – diventando ministri, capigruppo, sottosegretari – decidono di rinnegare tutto questo, potrebbero agire quantomeno con discrezione. Ci risparmino i tentativi di nobilitare questi loro mutamenti di rotta. Ci risparmino le lacrime di coccodrillo, le giustificazioni ipocrite, le prediche farisaiche».
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