Un ultimo saluto al pubblico, ma anche il passaggio del testimone a chi resta. Piero Angela lo consegnerà “idealmente” domani, 24 agosto, su Rai 1. Alle 21:20 verrà trasmesso Gli ultimi ghiacci, un documentario realizzato da Marco Visalberghi e a cui il padre di Superquark, scomparso lo scorso 13 agosto, ha affidato i propri timori sul futuro del pianeta, raccontando la propria fede nella scienza, unica forza in grado di affrontarli. «Piero Angela teneva moltissimo a questo documentario sullo scioglimento dei ghiacciai. Non solo perché, da torinese, aveva nel sangue l’amore per la montagna: era convinto che questo fosse un problema fondamentale per il futuro del pianeta», spiega Visalberghi. «Nel pieno di luglio ha cominciato a telefonarci e sollecitare di completarlo. Non capivamo perché insistesse tanto, c’era una specie di ansia. Poi ci siamo resi conto che sentiva arrivare la fine e voleva chiuderlo prima di andarsene».
E nel ricordare con emozione la dipartita del «maestro», il produttore concede qualche personale aneddoto: «Ricordo ancora quando bisognava scegliere il nome della trasmissione. Fui io a proporgli Quark: in quel momento la scoperta della particella era la frontiera della ricerca fisica. Alla fine fu preferito a Diogene, che oltre al filosofo evocava la genetica, ossia l’altro grande tema scientifico». Visalberghi è il fondatore di DocLab, la casa di produzione specializzata in documentari che con Franco Rosi ha realizzato Sacro Gra. Ma è ad Angela che deve le sue prime operazioni internazionali: «Mi ha mandato subito negli Stati Uniti, e grazie a lui ho girato il mondo e mi si è aperto il cervello», racconta. «Piero non credeva alle verità assolute: per lui la scienza era uno strumento, quello che ti permette di comprendere poco per volta e anche di rivedere le tue convinzioni».
«Piero Angela si interrogava su come coniugare sopravvivenza dell’umanità e tutela della natura»
«Uno dei primi servizi che mi chiese – racconta ancora Visalberghi – riguardava gli studi condotti negli States sul valore delle testimonianze nei processi e quanto la memoria fosse condizionabile. Per lui quello era un mantra: «Dobbiamo sempre tenere presente che il cervello non è mai totalmente attendibile». Ma se c’è stata una persona capace di insegnare a osservare, ragionare e comprendere con il rigore del metodo scientifico, è stato proprio Piero Angela. «Lui guardava al futuro e si interrogava su come coniugare la sopravvivenza dell’umanità e la tutela della natura», rammenta Visalberghi. «Ad esempio la questione delle fonti energetiche: negli scorsi mesi abbiamo parlato spesso di un grande documentario sulla fusione nucleare, per cercare di definirne limiti e speranze».
I timori per la tropicalizzazione del clima e lo scioglimento dei ghiacciai
«Nell’ultimo periodo – conclude – lo colpiva molto la tropicalizzazione del clima e la trasformazione delle piogge anche in Italia, che sono diventate improvvise e torrenziali: un cambiamento che è molto legato alla catastrofe mondiale creata dallo scioglimento dei ghiacci. Avevo concepito questo documentario con Sherin Salvetti per National Geographic, ma quando ne ho parlato a Piero, lui ha insistito per prenderlo. Ci sono voluti tre anni per girarlo e descrive le condizioni dei ghiacciai intrecciando le rilevazioni dai satelliti dell’Esa e l’esperienza di un astronauta come Luca Parmitano all’osservazione diretta di Francesco Sauro, un geologo e speleologo che si cala nel ventre dei giganti di ghiaccio, esplorando le cavità che finiscono per disgregarli dall’interno. Quello che è successo con il disastro della Marmolada e che accade sempre più spesso in tutto il pianeta».
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