Tensioni Kosovo-Serbia, Borrell annuncia l’accordo: non ci sarà la stretta sui documenti annunciata da Pristina

Ne ha dato l’annuncio su Twitter l’Alto rappresentante Ue. L’escalation aveva provocato le preoccupazioni internazionali

Josep Borrell ha annunciato il raggiungimento di un accordo tra Kosovo e Serbia nell’ambito delle mediazioni portate avanti dall’Unione europea. «Abbiamo un accordo», ha detto Borrell su Twitter. «La Serbia ha accettato di abolire i documenti di ingresso/uscita per i titolari di carta d’identità del Kosovo e il Kosovo ha accettato di non introdurli per i titolari di carta d’identità serbi». L’intesa arriva a pochi giorno dalla data cruciale del 1° settembre, giorno in cui sarebbe dovuto entrare in vigore il divieto per la popolazione serba in Kosovo di usare documenti rilasciati da Belgrado e di procurarsi carte di identità kosovare. La volontà di Pristina aveva provocato tensioni e proteste nel nord del Paese. Una situazione che avrebbe potuto dare vita a un’altra escalation di violenza tra due Paesi che tentano di normalizzazione i loro rapporti con la mediazione europea dal 2011. «I serbi del Kosovo – ha detto Borrell – così come tutti gli altri cittadini, potranno viaggiare liberamente tra il Kosovo e la Serbia utilizzando le loro carte d’identità. L’Ue ha appena ricevuto garanzie a tal fine dal primo ministro Kurti».


La legge della discordia

Il provvedimento che ha dato origine alle proteste prevedeva l’entrata in vigore dell’obbligo per la minoranza serba in Kosovo – che rappresenta circa il 5% della popolazione in Kosovo – di sostituire targhe e documenti serbi con quelli kosovari, e a ogni cittadino serbo di presentare una sorta di visto ai controlli di frontiera. Un cambiamento che aveva scatenato l’indignazione di centinaia di cittadini di origine serba. Proprio loro avevano deciso di bloccare con mezzi pesanti le strade in direzione di due località di frontiera, Jarinja e Brnjak, in segno di dissenso. Sarebbero avvenuti inoltre una serie di scontri a fuoco con le forze dell’ordine kosovare.


Le preoccupazioni internazionali

La situazione aveva lasciato col fiato sospeso la Comunità internazionale: dal 1999 nel Paese è infatti presente un contingente militare sotto il controllo della Nato, le forze della Kfor. Il loro generale Ferenc Kajari, così come il membro dell’assemblea nazionale serba Vladimir Dukanovic, avevano rilasciato commenti minacciosi dichiarando di essere pronti a intervenire militarmente in caso di necessità. Il premier kosovaro Albin Kurti aveva rincarato la dose, affermando che «dietro Belgrado c’è Putin» e che il rischio di una guerra era alto. Un pericolo che, almeno per il momento, sembrerebbe scampato: «Ci congratuliamo con entrambi i leader per la decisione», ha concluso Borrell, «Questa è una soluzione europea».

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