Riscrivere il Pnrr? Il ministro Franco avverte: «Significa bloccarlo». Le «prospettive problematiche» sul gas per i prossimi anni

Sul fronte energetico il ministro dell’Economia avverte che rischiamo un aumento esponenziale nelle bollette

Arriva la replica del ministro dell’Economia, Daniele Franco, in merito alle ipotesi più volte avanzate dalle fila del centrodestra, dato in vantaggio nei sondaggi, di modificare il Pnrr. «Le prospettive sono nell’immediato problematiche», ha premesso al Forum di Cernobbio, dove ha spiegato come quest’anno per far fronte al rallentamento che sta subendo l’economia mondiale e ai progressivi aumenti dei costi energetici e dei tassi d’interesse siano stati stanziati 52 miliardi di euro. Il ministro ha sottolineato come sia fondamentale che l’Italia stia al passo con gli altri Paesi dell’area euro e che, in questo senso, «riscrivere il Pnrr significherebbe bloccarlo». All’interno del programma del centrodestra si legge la proposta di trovare un «accordo con la Commissione europea, così come previsto dai regolamenti europei, per la revisione del Pnrr in funzione delle mutate condizioni, necessità e priorità». Posizione non condivisa invece dalla coalizione del centrosinistra che ritiene centrale il Recovery Fund. «Completare la costruzione del Pnrr è fondamentale», spiega Franco, perché «i costi di produzione delle opere stanno salendo e dovremo trovare modalità di finanziamento per poter costruire tutte le opere previste».


Gli aumenti in bolletta e cosa ci aspetta in futuro

Sul fronte energetico il ministro dell’Economia riferisce che le scorte del gas hanno superato la soglia dell’83% della nostra capacità di stoccaggio. Dato già anticipato dalla società italiana di infrastrutture energetiche e, ancor prima, dal ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. Ma, aggiunge Franco, per arrivare a questo dato che ci permetterà di superare il prossimo inverno «il Governo aveva stanziato 4 miliardi». Se la questione energetica ora è un problema di questa entità per l’Italia e per gran parte dei paesi europei è perché – aggiunge – «stiamo scontando le scelte del passato in cui abbiamo ridotto la produzione nazionale di gas dai 14-15 mila miliardi di metri cubi degli inizi del 2000 avevamo ai 3 miliardi attuali». Ora stiamo traferendo il nostro potere d’acquisto all’estero e, infatti, guardando le bollette il costo delle importazione è aumentato molto. Nel 2021 era di 43 miliardi – spiega ancora il ministro – mentre nel 2022 può salire fino a 100 miliardi. «E un aumento di 60 miliardi significa circa 3 punti di Pil e vuol dire un ulteriore deflusso di risorse dall’Italia verso l’estero», conclude.


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