Roma, violentata e picchiata a 14 anni: il fidanzato filma lo stupro e lo posta sui social

La giovane ha raccontato anche di un aborto e di una seconda gravidanza frutto di uno dei tanti rapporti ottenuti con la forza dal 17enne

Solo 14 anni lei, 17 lui e un bambino che sta per nascere frutto dell’ennesima violenza che la giovane avrebbe subito per mesi. Il ragazzo l’avrebbe costretta a subire un rapporto, uno dei tanti ottenuti con la forza, filmando ogni cosa con il cellulare e postandolo sui social. «Il mio fidanzato mi ha picchiata, ha provato a strozzarmi mettendomi le mani al collo, mi ha dato dei morsi in faccia», spiega ai carabinieri di Prima Porta la 14enne. La giovane racconta di violenze «che avvenivano anche per strada», di una storia partita come una favola che ben presto si è trasformata in un incubo. «All’inizio era bravo, poi ha iniziato a diventare violento, mi ha rubato dentro casa, era geloso e mi obbligava a non andare a scuola se no mi picchiava per gelosia». La relazione tra i due adolescenti è poi terminata, quando lo scorso 14 agosto il 17enne è stato arrestato con l’accusa di stalking, violenza sessuale e lesioni. Tra le altre accuse anche quella di aver perseguitato la vittima insistendo per non farla abortire dopo la prima gravidanza.


La versione del ragazzo: «I suoi genitori mi chiamavano “rumeno di m**da”»

La versione dei fatti fornita dal ragazzo, ora in una comunità, smentisce su tutti i fronti quella della giovane. «Abbiamo consumato il primo rapporto consenziente il 26 settembre scorso a casa di Chiara, a Roma Nord», dice il 17enne, «i genitori non erano d’accordo, mi dicevano “rumeno di mer*a”, “non ti lavi”. Non ho inviato messaggi su Instagram, Chiara ha la password del mio profilo e ha cancellato molti miei messaggi. Insultava mia madre dal mio profilo e diceva che ero stato io». Poi la difesa sulle accuse di violenza: «Non l’ho mai picchiata. Una volta aveva dei graffi, quando stavo per partire per Udine, e disse a mia madre che era stata sua madre».


La ricostruzione del pm

Il pm continua ad analizzare i cellulari dei ragazzi: foto, accuse e insulti diffusi anche nelle chat con gli amici. Tutte prove per i magistrati che si sommano alle testimonianze raccolte. «Non le avrebbe permesso neanche di andare in palestra o a scuola guida», si legge negli atti. E ancora: «Le faceva bruciature di sigaretta e le sferrava calci e pugni, le ha spaccato il telefono, e racconta che una sera era andata a ballare con le amiche e che l’ha presa a pugni rompendole il labbro».

Le due gravidanze

Nella storia anche due gravidanze. La prima abortita. La seconda scoperta dopo «un rapporto sessuale avvenuto sotto il Tevere». La 14enne racconta di essere stata obbligata anche in quel caso: «Sotto al ponte, facendomi stare zitta con la mano nella bocca per impedirmi di urlare». L’avvocato del 17enne Guido Pascucci intanto parla di «un dramma si genera in un contesto di disagio sociale e genitoriale. In cui l’accaduto è amplificato dalla estrema precocità delle esperienze avute, e da una dipendenza maniacale, di entrambi i giovani, dall’uso dei social». E aggiunge: «Ogni esperienza doveva passare attraverso quella protesi emotiva che sono i cellulari la cui sospensione dell’uso, dovuta all’intervento di assistenti sociali e tribunale, sembra la maggior forma di sanzione subita da vittima e carnefice».

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