Brescia, nella casa della coppia spuntano altri soldi nascosti. Il sospetto: sono loro al vertice della maxi-evasione

La coppia è finita in carcere accusata di aver evaso almeno 93 milioni di euro. Secondo gli inquirenti, sarebbero proprio i due insospettabili ad aver finora gestito l’intero sistema

«Vi faremo trovare altri soldi», hanno detto ieri 14 settembre durante il primo interrogatorio i coniugi Giuliano Rossini, imprenditore di materiali ferrosi di 47 anni, e Silvia Fornari, 40, in carcere per maxi-evasione fiscale dopo il ritrovamento, nel giardino della loro casa di Gussago (Brescia), di otto milioni di euro. E così è stato. Oggi i finanzieri hanno trovato altri soldi in contanti nascosti nel sottotetto dell’abitazione: 1,6 milioni in tagli da 20, 50 e 100 euro, divisi in mazzette e protetti da sacchetti di plastica. E non è detto che la caccia al tesoro – gli otto milioni sono stati trovati in secchi, pozzetti, nella legnaia e seppelliti sotto metri di terreno, dopo essere stati attentamente posti in buste con chiusura ermetica a loro volta poste in scatole a tenuta stagna – si fermi qui.


Il sospetto sul ruolo della coppia

La coppia, che vive in una casa e con uno stile di vita che non ha mai dato nell’occhio, è sospettata di essere al vertice di un gruppo che ha emesso fatture false per oltre 500 milioni di euro e ha evaso il fisco per altri 93 milioni, su cui la procura di Brescia indagava da anni. Una settimana fa, il gip Matteo Grimaldi aveva notificato alla coppia e ad altre 20 persone, delle 77 indagate, un’ordinanza di custodia cautelare. Sono stati loro a costituirsi, dopo pochi giorni di latitanza all’estero. Fornari si trova ora nel penitenziario femminile di Verziano, il marito nel Canton Mombello di Brescia. E ieri hanno iniziato a confessare durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto. «Hanno ammesso le contestazioni della procura, ma vista la complessità dell’indagine si sono riservati di parlare con il pubblico ministero non appena avrà intenzione di ascoltarli», ha dichiarato il loro difensore, Lorenzo Cinquepalmi. Il figlio 22enne della coppia e la zia materna – ai domiciliari da una settimana – si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.


Le indagini seguendo i bonifici

L’inchiesta della pm Claudia Passalacqua nasce dopo l’accertamento di movimenti bancari per oltre 34 milioni di euro in nove mesi, su un conto corrente postale intestato a una società bresciana aperta il 30 luglio 2018 e dichiarata cessata il 27 febbraio 2019. «Una cartiera che nello stesso giorno dei pagamenti delle fatture per operazioni inesistenti, riceve bonifici per 28 milioni di euro su conti correnti accesi presso istituti di credito di Hong Kong», ricostruisce il gip Grimaldi, che accusa la coppia di essere «i veri e propri dominus dell’associazione». Il 14 luglio 2020, infatti, la Finanza ha sequestrato 153mila euro, nascosti in uno scatolone in auto, a Marco Pesenti (anche lui arrestato). «Una cospicua somma di denaro ricevuta all’interno dell’azienda di Giuliano Rossini», scrivono le fiamme gialle nell’informativa agli atti. Il gruppo si incontrava in quello che viene definito «l’ufficio occulto» a Gussago, dove stampava fatture false e apriva conti correnti online con una connessione schermata. Con Rossini «si rapportano tutti i soggetti coinvolti nel meccanismo fraudolento, dai fornitori ai clienti finali che utilizzano le false fatture, dai gestori e amministratori di fatto delle cartiere», mentre la moglie avrebbe avuto il compito di «gestire i trasferimenti dei bonifici ricevuti su conti esteri». E poi ci sono Emanuele Rossini, figlio della coppia, e la zia Marta Fornari «spesso protagonisti delle consegne del denaro ai clienti».

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