Alluvione Marche, che cos’è il temporale autorigenerante che ha provocato il disastro. Protezione civile: «Fenomeno impossibile da prevedere»

Si tratta di temporali che si autoalimentano grazie all’umidità prodotta dal mare. «Conoscenze insufficienti per individuarli in tempo», spiega il Centro funzionale multirischi

«Un fenomeno meteo impossibile da prevedere nella sua intensità e sviluppo con le attuali conoscenze disponibili». Così il Centro funzionale multirischi della Protezione civile regionale delle Marche descrive l’ondata di maltempo che ha colpito diversi Comuni delle province di Pesaro Urbino e Ancona. Quello che gli esperti chiariscono è che per quanto la previsione meteorologica mostrasse per la giornata di giovedì 15 settembre la possibilità di temporali, nessuna rilevazione sarebbe stata in grado di prevedere il nubifragio che nelle Marche ha finora causato 10 morti e tre dispersi. «Sulla possibilità di temporali intensi era stata emessa una allerta di livello giallo per le zone di allerta 1 e 3 (settori montani e alto collinari del pesarese e dell’anconetano)», spiega il Centro multirischi. «Nelle altre zone della regione la previsione non mostrava evidenze di fenomeni di intensità tale da determinare criticità e, pertanto, il livello di allerta è stato lasciato verde».


La nota diffusa dagli esperti descrive la tipologia di fenomeno meteorologico accaduto nelle Marche: «Nel pomeriggio di giovedì, tra le province di Siena e Arezzo si è assistito alla formazione di un temporale cosiddetto autorigenerante V-shaped, che, nel suo spostamento verso est, è andato interessare la zona interna del Pesarese, per poi portarsi verso la costa anconetana». Tutto sarebbe stato poi peggiorato «dall’interazione del temporale autorigenerante» con l’Appennino che ne avrebbe «intensificato la struttura temporalesca proprio nella zona del Catria». Il Centro multirischi della Protezione civile fornisce dettagli sui temporali autorigeneranti: «Si tratta di sono fenomeni la cui previsione è estremamente difficoltosa, sia perché sono molto rari e sia perché le dinamiche che li generano implicano spesso la presenza di configurazioni a scale molto piccole di difficile individuazione».


Il temporale autorigenerante è un temporale che si autoalimenta grazie al contributo dell’umidità prodotta dal mare.  Se la quantità di vapore che si trasforma in temporale diventa enorme per la presenza nelle vicinanze di un mare non troppo profondo, le piogge assumono un carattere di nubifragio. Gli esperti spiegano quindi come in questo caso «gli elementi previsionali per stimare un’estensione e persistenza di fenomeni così intensi sono stati del tutto assenti» e come «anche nella vigilanza a livello nazionale tali fenomeni non sono stati assolutamente segnalati». E concludono: «Quello che doveva essere uno scenario da allerta gialla per temporali (effetti localmente intensi e rapidi, ma di estensione limitata), si è invece evoluto in uno scenario più complesso e diffuso sul territorio».

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