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La nuova strategia dei No vax per ingannare Facebook: l’emoji della carota al posto della parola “vaccino”

16 Settembre 2022 - 09:33 Ygnazia Cigna
coronavirus contagio veri numeri positivi italia
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Meta ha difficoltà a intercettare i contenuti di questo tipo perché gli algoritmi sono addestrati principalmente sui testi che contengono parole e non emoji e immagini

Una nuova arma utilizzata dai gruppi Facebook No-vax per ingannare dagli strumenti di moderazione del social: l’emoji della carota. Centinaia di migliaia di utenti hanno iniziato a utilizzare il simbolo della carota al posto del termine “vaccino”. Può sembrare paradossale, ma è risultato efficace. Il controllo di Facebook, infatti, tende a concentrarsi più sulle parole che sulle immagini. A rivelarlo è stata la Bbc che ha provveduto a informare Meta. Gran parte dei contenuti e dei gruppi in questione sono così stati rimossi. Ma, la testata inglese riferisce che alcuni di loro continuano a comparire nelle ricerche. «Usa parole in codice per tutto», si legge tra le regole di uno di questi. E ancora: «Non usare mai la parola Covid, vaccino o richiamo». Creato circa un anno fa, il gruppo in questione raccoglie oltre 250 mila membri.

Scimmie e banane per i contenuti razzisti

Non è la prima volta che si usano emoticon per sviare il controllo di Meta. Era già successo con scimmie e banane quando venivano utilizzate per attacchi razzisti ai calciatori neri. Nonostante gli algoritmi di Facebook siano addestrati principalmente sui testi formati da parole, la ricercatrice Hannah Rose Kirk ha creato lo strumento HatemojiCheck per combattere la disinformazione basata sugli emoji. Nel frattempo, Meta riferisce di aver già rimosso oltre 20 milioni di contenuti falsi sul Covid-19 e sul vaccino dall’inizio della pandemia. «Tutto ciò, però, dimostra quanto non sia efficace cercare di automatizzare la moderazione dei contenuti per prevenire la condivisione di materiale dannoso», ha commentato l’esperto di cyber security Alan Woodward. «Le persone sviluppano continuamente nuovi dialetti e strategie con cui comunicare».

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