Cingolani: «Se l’Ue non farà il price cap al gas, in arrivo uno nazionale». Cosa sappiamo della proposta della Commissione

Le ultime indiscrezioni rivelano che l’esecutivo dell’Unione sarebbe intenzionato a fissare il tetto dell’elettricità a 180 euro al Mwh, slegandolo da quello del gas. Ma dovrebbero essere i singoli Paesi a decidere autonomamente se andare ancor più in basso

Sul price cap al gas il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani è chiaro: il tetto europeo si deve fare il 30 settembre. «Se però non andrà così, e francamente sarei molto meravigliato, bisognerà trovare per forza contromisure per tagliare il prezzo del gas a livello nazionale». Così ha dichiarato il ministro in un’intervista rilasciata a Il Messaggero. L’idea è quella di acquistare il gas al prezzo di mercato, spiega Cingolani e «rivenderlo a prezzi inferiori», diversamente da come fanno Spagna e Portogallo che hanno poche interconnessioni con la rete continentale. La misura è necessaria poiché senza, continua il ministro, le bollette «rimarranno alte per molto tempo». Si potrebbe anche segnare un precedente in Europa dato che «se vendiamo il gas a prezzo basso, lo vendiamo a chiunque, non solo agli italiani. Sarebbe un paradosso». In ogni caso – ricorda il ministro – la proposta italiana prevede «un prezzo temporaneo».


L’ottimismo sulla decisione

Il ministro rimane fiducioso che gli Stati dell’Unione giungeranno a un accordo. La decisione sul tetto al prezzo del gas era attesa dall’Unione Europea lo scorso 9 settembre, ma gli incontri si sono conclusi con l’ennesima fumata nera. Solo tre giorni dopo, il 12 settembre, i Paesi hanno messo nero su bianco la richiesta alla Commissione Ue di elaborare una proposta in merito entro fine mese. «C’è anche un gruppo di lavoro di cui l’Italia fa parte. Non è ottimismo. Mi sembra che gli eventi vadano nella direzione corretta», ha dichiarato Cingolani, anche se «è evidente che ci siano dei dubbi. L’Olanda ha raddoppiato la sua borsa commerciale. E a quanto pare non paghiamo tutti lo stesso prezzo alla Russia. Ma è una misura di intelligenza economica e di solidarietà indispensabile ormai per molti Paesi».


Sul rigassificatore di Piombino: «Si farà»

Cingolani ha parlato anche del rigassificatore di Piombino (LI), che se non verrà realizzato «rischiamo di avere il Gnl disponibile senza poterlo usare e di andare in deficit di gas. A quel punto, altro che razionamenti». «Sono fiducioso che i territori comprendano che è in gioco la sicurezza energetica nazionale», ha aggiunto Cingolani.

La proposta europea

Il 30 settembre si avvicina, e iniziano a filtrare le prime indiscrezioni su come verrà istituito il price cap. Secondo il Corriere della Sera, la Commissione sarebbe intenzionata a fissare il prezzo massimo dell’elettricità prodotta con fonti diverse dal metano a 180 euro al Mwh (per raffronto, nell’ultimo periodo l’unità energetica si aggira sui 450 euro). Come Open ha spiegato, attualmente il prezzo dell‘elettricità è legato a quello del gas. Quando quest’ultimo aumenta, anche quello della corrente elettrica sale di conseguenza. Gli incrementi, però, non riflettono direttamente la disponibilità reale, poiché l’elettricità può essere prodotta anche da altre fonti. E molte di queste, al momento, sono più economiche del gas. È anche il caso della lignite, un combustibile fossile molto inquinante e simile al carbone che tutt’ora rappresenta la principale fonte di energia elettrica per Germania e Polonia. Produrre un Mwh di energia bruciandola costa proprio 180 euro, ma non si tratta della fonte più economica. Fotovoltaico, eolico e idroelettrico costano, nel combinato, tra 62 e 65 euro al Mwh. Pare che saranno i singoli stati a poter scegliere una quota massima, purché il non venga superato il tetto fissato dalla lignite. Quel che rimane da fare è decidere come verrà distribuita l’energia a prezzo ridotto, e soprattutto superare le resistenze di Germania e Paesi Bassi, ancora non del tutto convinti.

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