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Iran, uccisa Hadis Najafi: era diventata la ragazza simbolo delle proteste per Mahsa Amini

25 Settembre 2022 - 16:12 Enrico Spaccini
Intanto le autorità iraniane hanno convocato gli ambasciatori di Regno Unito e Norvegia per denunciare le "ingerenze" negli affari interni della Repubblica islamica sul caso di Mahsa Amini

AggiornamentoAll’indomani della notizia della morte di Hadis Najafi, la Bbc persiana ha pubblicato un video in cui si vede la donna che si lega i capelli, diventata simbolo delle proteste, affermare di essere ancora viva: «Combatto per tutte le Hadis e le Mahsa». Dopo la pubblicazione di queste immagini, Shirin Najafi, sorella di Hadis, ha ammesso di essersi sbagliata: «Pensavo che fosse lei, è proprio come Hadis e quel primo video non aveva voce». Era stata proprio Shirin a parlare con alcuni giornalisti locali affermando che la donna con la coda era sua sorella Hadis e che era stata uccisa con 6 colpi di pistola. Ci scusiamo per l’errore.

Erano bastati pochi secondi per farla diventare un simbolo della lotta al regime degli ayatollah. Un video che raccontava come un gesto banale come quello di raccogliere dei lunghi capelli biondi con un elastico può essere visto come un atto eversivo. Era diventato quasi un grido di battaglia, quello di Hadis Najafi, che ripeteva prima di manifestare per le strade di Karaj, vicino a Teheran, per la propria libertà e per invocare giustizia per Mahsa Amini, la ragazza uccisa perché indossava male l’hijab, il velo islamico. A dare notizia della morte di Hadis è stata la giornalista iraniana Masih Alinejad che ha parlato con sua sorella: «Aveva solo 20 anni ed è stata uccisa da 6 proiettili nella città di Karaj», scrive su Twitter, «i nostri capelli abbatteranno i dittatori islamici». Le autorità parlano di 41 morti dall’inizio delle proteste, ma secondo Ong e attivisti sono almeno 54.

Teheran convoca ambasciatori di Regno Unito e Norvegia

Le autorità iraniane hanno convocato gli ambasciatori di Regno Unito e Norvegia per denunciare le “ingerenze” negli affari interni della Repubblica islamica sul caso di Mahsa Amini. Il ministero degli Esteri di Teheran ha protestato con l’ambasciatore britannico a Teheran, Simon Shercliff, per gli atti di «incitamento alle rivolte e ai disordini», divulgati attraverso le stazioni televisive con sede a Londra. «Si tratta di un’ingerenza negli affari interni della Repubblica islamica dell’Iran e di un atto contro la sovranità nazionale del nostro Paese», ha precisato il ministero. La Bbc in lingua farsi, che ha sede nel Regno Unito e diffonde in Iran, è spesso criticata dalle autorità iraniane. L’ambasciatore norvegese, Sigvald Tomin, è stato invece convocato dopo le dichiarazioni del presidente del parlamento di Oslo che il ministero degli Esteri iraniano ha qualificato come «ingerenza negli affari interni dell’Iran».

Borrell: «L’uccisione di Amini deve essere indagata»

Dall’Unione europea arrivano le prime condanne per quanto sta accadendo nelle piazze iraniane. «Per l’Ue e i suoi Stati membri, l’uso diffuso e sproporzionato della forza contro manifestanti non violenti è ingiustificabile e inaccettabile», ha dichiarato Josep Borrell. L’Alto rappresentante per la politica Estera ha poi aggiunto che verranno valutate tutte le opzioni in vista del prossimo Consiglio Affari esteri «per affrontare l’uccisione di Mahsa Amini e il modo in cui le forze di sicurezza iraniane hanno risposto alle manifestazioni che ne sono seguite». Oltre la condanna, arriva anche l’esortazione a rispettare i princìpi della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici: «Ci aspettiamo che l’Iran interrompa immediatamente la violenta repressione delle proteste e garantisca l’accesso a Internet e il libero flusso di informazioni». Borrell ribadisce anche come «l’uccisione di Mahsa Amini deve essere debitamente indagata e i responsabili della sua morte devono essere chiamati a risponderne».

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