Iran nel caos, il governo assicura di usare il pugno duro contro le proteste dopo la morte di Mahsa Amini e attacca gli Usa per il ripristino di Internet – I video

Il ministro Esteri iraniano attacca Washington: «Gli Stati Uniti stanno cercando di portare avanti i loro obiettivi contro il nostro Paese»

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha assicurato che «affronterà con decisione» le proteste che stanno divampando in tutto l’Iran, così come nel resto del mondo (e ha portato a manifestazioni spontanee anche in Italia), a una settimana dalla morte di Mahsa Amini, la 22enne di origine curda, morta mentre era sotto custodia della polizia morale per non aver indossato correttamente l’hijab, venendo accusata di essere dunque una badhejabì. Le manifestazioni di protesta si sono via via allargate nella maggior parte delle 31 province dell’Iran e in tutte le principali città del Paese, inclusa nella capitale Teheran. Secondo quanto riferito da fonti del governo iraniano sono almeno 35 le persone morte negli scontri, e tra questi vi sarebbero 5 agenti della polizia iraniana. Secondo gli attivisti, invece, il bilancio sarebbe di almeno 50 vittime. Con l’avanzare delle proteste il governo ha bloccato l’accesso a Internet in tutto il Paese, rendendo dunque inaccessibili anche WhatsApp, Instagram e altre app, oltre a bloccare l’accesso a due delle principali reti telefoniche sia in Iran sia in alcune aree del Kurdistan, secondo quanto riportato da Netblocks, l’organizzazione di controllo che monitora la sicurezza informatica e la governance di Internet.


L’intervento di Anonymous a sostegno delle proteste in Iran

Ma nelle scorse ore è intervenuto anche il collettivo di Anonymous che sin dalla morte di Amini ha messo a punto le operazioni per poter attaccare la rete statale informatica iraniana. «Oltre 1000 telecamere di sicurezza in Iran sono state hackerate da Anonymous», ha annunciato il gruppo, precisando di aver avviato un’offensiva contro il regime di Teheran denominata OpIran. Sempre gli hacker di Anonymous hanno annunciato di aver bloccato il sito della tv di Stato iraniana.

Nelle scorse ore anche Elon Musk, Ceo di SpaceX, ha ricevuto il via libera dal governo degli Stati Uniti per attivare il servizio Internet satellitare Starlink per ripristinare le reti di comunicazione in Iran, permettendo così alla popolazione di recuperare l’accesso ai social media e alla possibilità di comunicare all’interno del Paese. Un via libera, quello da parte degli Stati Uniti concesso al patron di Tesla, che è stato fortemente contestato dal governo iraniano che ha definito «ostile» la decisione di Washington nei confronti di Teheran. Il ministro degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, citato dai media statali, ha dichiarato: «Minimizzando la gravità di una serie di blocchi imposti nelle comunicazioni nel Paese, gli Stati Uniti stanno cercando di portare avanti i loro obiettivi contro l’Iran». Subito dopo la morte di Mahsa Amini, gli Stati Uniti avevano definito «imperdonabile» l’accaduto, e il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, aveva dichiarato: «Siamo profondamente preoccupati per la morte della 22enne Mahsa Amini, picchiata sotto custodia dalla polizia della moralità. Continueremo a ritenere i funzionari iraniani responsabili per questi abusi dei diritti umani». Le proteste, intanto, proseguono, malgrado il presidente le rassicurazioni del presidente Raisi sull’intenzione di procedere con indagini approfondite sulla morte di Amini.

Video in copertina: Anonymous
Video nel testo: Masih Alinejad

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