Il caso di Alessia Piperno arrestata in Iran, la telefonata in lacrime ai genitori: «Aiutatemi»

La 30enne di Roma appassionata di viaggi era a Teheran da due mesi. Sarebbe finita in carcere nel giorno del suo compleanno, ma alla famiglia non è ancora chiaro il motivo dell’arresto

È arrivata dopo quattro giorni di totale silenzio la telefonata di Alessia Piperno che avvertiva la sua famiglia di essere stata arrestata in Iran. Era in lacrime la 30enne di Roma, finita in cella per motivi ancora tutti da chiarire: «Mi hanno arrestato – ha detto ai suoi genitori – sono in un carcere di Teheran. Vi prego aiutatemi». Erano quattro giorni che la madre Manuela e il padre Alberto, titolare di una libreria, cercavano di mettersi in contatto con la ragazza. È lei stessa a spiegare di aver «fatto il diavolo a quattro» per riuscire a chiamare casa, come riporta Il Messaggero: «Sto bene – ha spiegato Alessia – ma qui ci sono persone che dicono di essere dentro da mesi e senza motivo, temo di non uscire più, aiutatemi». Dopo la chiamata, i genitori della ragazza si sarebbero precipitato alla Farnesina, dove si starebbe seguendo il caso con l’ambasciata italiana a Teheran. Al momento non sarebbe stato individuato il carcere in cui la ragazza è detenuta tra le tante strutture presenti nella capitale iraniana.


L’arresto

Alessia sarebbe stata arrestata lo scorso mercoledì, nel giorno del suo compleanno. A Il Messaggero il padre ha raccontato di averla sentita quella mattina per farle gli auguri: «Era contenta, stava aspettando che anche i suoi amici uscissero dalle loro camere in ostello per andare insieme a festeggiare in un pic-nic». La ragazza sarebbe stata in compagnia di un amico francese, uno polacco e una ragazza iraniana. Alle 12 però il telefono di Alessia non avrebbe dato più alcun segnale. Passano i giorni, ma neanche in chat ci sono sviluppi. I genitori pensano che le linee telefoniche siano bloccate per via delle proteste in corso da oltre due settimane nel Paese. Non sono abituati però a un silenzio così prolungato, visto che la figlia si è sempre fatta sentire durante i suoi frequenti viaggi. «In sei anni di viaggi per il mondo non era mai passato tanto tempo senza sentirci», spiega il padre.


La vita da nomade digitale

La passione per i viaggi di Alessia da sei anni la porta spesso lontano da casa. A Roma aveva studiato al liceo scientifico, il quarto anno lo aveva frequentato negli Usa. Era in Iran da due mesi e aspettava di rientrare in Pakistan. Prima aveva viaggiato tantissimo, vivendo in Australia, poi a Panama, in Nicaragua e Islanda. Era una nomade digitale, come lei stessa racconta su un sito di viaggi, riuscendo a lavorare a distanza come segretaria. I genitori sono certi che Alessia non sia «una spericolata. Anzi, è sempre molto attenta ed è animata da un grande rigore morale. Non tocca alcolici – spiegano – o peggio droghe. Per questo, a maggior ragione, non sappiamo spiegarci che cosa le sia accaduto».

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