I contatti tra Gianfranco Fini e Giorgia Meloni: i consigli sul governo dopo la guerra per la casa di Monte Carlo

L’ex leader di An in conferenza stampa con i giornalisti stranieri per perorare la causa della premier in pectore. E spunta anche un’altra storia

L’ex leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini e Giorgia Meloni si sono sentiti più volte in questi giorni. Per la comprensibile ansia della presidente di Fratelli d’Italia alla sua prima sfida di governo. Meloni avrebbe chiesto a Fini consigli e suggerimenti. Anche sulla fila che si è formata di gente che chiede posti di governo e sottogoverno. Ma non se ne è saputo molto in giro. Anche per quello che l’attuale premier in pectore ha scritto sulla vicenda della casa di Monte Carlo. «La nostra destra non si fa aggirare, non svende il suo patrimonio, combatte la lobby del gioco d’azzardo, che si arricchisce sulla disperazione della gente e distrugge intere famiglie», aveva detto sul suo sito Meloni nel 2016. Per quella vicenda Fini è stato rinviato a giudizio per riciclaggio insieme ad Elisabetta Tulliani, al fratello e al padre.


L’Alleanza Nazionale tra Fini e Meloni

A parlare dei colloqui tra Meloni e Fini sul governo è oggi La Stampa in un articolo a firma di Fabio Martini. Che parte da un’altra circostanza: la conferenza stampa off the record convocata nella Sala della Stampa Estera proprio da Fini. Raccontata oggi anche da Repubblica, che spiega che si tratta di «una chiacchierata informale. Non intervengo nella politica italiana da anni», secondo l’ex presidente della Camera. Che ha tessuto lodi nei confronti di Meloni. Rassicurando su tutti i temi sensibili. Il fascismo, la Nato, la fedeltà ai valori dell’Occidente. Ma anche sulla fiamma presente nel simbolo di FdI, che secondo Fini «non c’entra con il fascismo». Meloni, dice Fini, ha sostenuto la Svolta di Fiuggi del leader. «Non se n’è andata via, non ha mai preso una posizione contraria, anzi ha votato a favore». Fini ha ricordato che Meloni è diventata leader dei giovani di An nel 2004 «per le sue qualità. Tra queste una capacità notevole di coinvolgere il mondo giovanile della destra». Assicura di aver sempre creduto in lei. «Le ho affidato il ruolo istituzionale di vicepresidente della Camera. E in quel ruolo ha fatto bene. È stata un buon biglietto da visita all’epoca del governo Berlusconi». E in ogni caso, secondo Fini, anche il Msi «ha votato a favore della Nato».


La casa di Monte Carlo

La vicenda della casa di Monte Carlo emerge all’epoca della sfida tra Fini e Berlusconi nel Popolo delle Libertà intorno al 2010. Che portò alla nascita di Futuro e Libertà, formazione finiana di stretta osservanza andata a schiantarsi nelle elezioni del 2013 insieme a Mario Monti. Il Giornale, Libero e Panorama nell’agosto 2010 parlano di un alloggio di 45 metri quadrati lasciato in eredità al partito di Fini dalla contessa Anna Maria Colleoni nel 1999. La casa finisce in vendita a una società offshore nel 2008 per la cifra di 300 mila euro. Mentre l’affitto è appannaggio di Giancarlo Tulliani, fratello minore della compagna di Fini Elisabetta. Dopo una denuncia presentata da Francesco Storace la procura di Roma apre un fascicolo sulla vicenda. Il 25 settembre 2010 Fini dichiara in un video che se dovesse emergere che l’appartamento di Montecarlo appartiene a Tulliani lascerà la presidenza della Camera. La procura di Roma chiede l’archiviazione.

Nel 2011 l’allora ministro degli Esteri Franco Frattini in parlamento fa sapere che da Santa Lucia il primo ministro certifica l’autenticità di un documento che dà la proprietà della società che possiede l’immobile in capo a Giancarlo Tulliani. La procura dichiara che la carta è irrilevante ai fini delle indagini. Nel 2015 l’immobile viene rivenduto a un imprenditore svizzero per 1,3 milioni di euro. Una nuova inchiesta della procura di Roma accusa il cognato di Fini: avrebbe ricevuto i soldi necessari per l’acquisto della casa di Montecarlo da Rudolf Baetsen, un collaboratore dell’imprenditore del gioco d’azzardo Francesco Corallo, facendoli transitare su conti offshore. Comincia l’indagine per riciclaggio. Il 16 luglio il Gip di Roma dispone il rinvio a giudizio per Fini, Elisabetta e Giancarlo Tulliani e loro padre. Due anni prima Fini dirà «sono stato un coglione. Corrotto, mai».

La telefonata smentita del 2019

Nel 2019 Il Giornale scrisse che Meloni aveva telefonato a Fini per un aiuto alle elezioni europee. La smentita di Giorgia fu furiosa: «È una notizia totalmente inventata, e voglio chiarire ancora una volta che non potrà mai esserci nulla tra noi e Gianfranco Fini. Il nostro compito, come tutti ormai sono costretti a riconoscere, è stato ricostruire quello che proprio Fini con le sue scelte aveva distrutto e garantire così rappresentanza alla destra e al suo patrimonio di valori, uomini e idee. E ci siamo riusciti, FATEVENE UNA RAGIONE. Lo vedrete con il risultato del prossimo 26 maggio».

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