Iran, l’autore dell’inno delle proteste è stato scarcerato

Era stato incarcerato a fine settembre dopo aver pubblicato on-line un brano in cui vengono elencate le ragioni delle proteste da parte degli iraniani

L’autore dell’inno delle proteste in Iran è stato scarcerato su cauzione. Il musicista iraniano, Shervin Hajipour, era stato arrestato a fine settembre dopo aver pubblicato una canzone con gli slogan delle proteste, scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne arrestata dalla polizia morale perché non aveva indossato in maniera corretta l’hijab. A fine settembre, Hajipour aveva pubblicato – sui canali social – il suo brano intitolato Baraye (Per in italiano), il cui testo era un collage di tweet a favore della libertà nel Paese che elencavano le ragioni per cui le persone hanno iniziato a scendere nelle piazze per protestare contro la repressione del regime. Un oppressione assecondata dal presidente Ebrahim Raisi e dal regime dell’ayatollah Khamenei, che nel suo discorso alla Nazione – lo scorso 3 ottobre – aveva accusato Usa e Israele di essere coinvolti nelle rivolte. «Per la paura di baciare il proprio partner per strada, per mia sorella, le tue sorelle, le nostre sorelle, per il fatto di vergognarsi di non avere soldi, per i bambini senzatetto e i loro sogni, per l’inquinamento, per gli slogan d’odio imposti nelle scuole», sono solo alcune strofe della canzone di Hajipour, diventata – in poco tempo – virale sui social network. A 48 ore dalla pubblicazione, infatti, il brano ha raccolto milioni di visualizzazioni sui social.


Ong: 133 morti per le proteste in Iran

Intanto continuano le proteste nelle piazze iraniani, secondo l’Ong con sede a Oslo, Iran Human Rights, sono 133 le vittime delle proteste. Di queste, oltre 40 sono state uccise a Zehadan, dopo la preghiera del venerdì. La protesta era legata alle accuse a un capo della polizia della città portuale di Chabahar, nella provincia del Sistan-Baluchistan, di aver violentato una ragazza di 15 anni appartenente alla minoranza sunnita dei Baluch. L’Ong ha condannato la protesta e la dura repressione da parte del regime: L’uccisione di manifestanti in Iran, in particolare a Zahedan, equivale a crimini contro l’umanità».


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