Carenza di materie prime e vincoli burocratici: perché installare pannelli solari è così difficile

Un’eccessiva autonomia di interpretazione può portare all’approvazione di progetti già bocciati in altre città

Persino Giorgio Parisi, Nobel per la Fisica, non è riuscito a montare i pannelli solari sul condominio in cui abita. Ma non perché non ne sia in grado. Nonostante la tecnologia stia facendo passi da gigante sul campo delle energie rinnovabili, in Italia comandano ancora leggi, regolamenti e vincoli che rendono l’installazione più complessa del necessario. Se poi a tutto questo viene aggiunta la carenza di materie prime, sfruttare l’energia solare per abbassare il costo della bolletta diventa un’impresa. Ad esempio, se si vuole installare un pannello sul tetto del proprio condominio, è necessaria l’approvazione di tutti i condomini. Se questa non dovesse arrivare, si può sempre procedere sulla propria porzione di tetto. Ma serve comunque il consenso degli altri. Il governo Draghi ha classificato i pannelli familiari come «edilizia libera», snellendo in questo modo l’iter. Ma rimane il vincolo della «compatibilità dal punto di vista paesaggistico».


Problemi d’interpretazione

Come ha spiegato a La Repubblica il professor Arturo Lorenzoni, che insegna Economia dell’energia all’Università di Padova ed è capogruppo dell’opposizione alla Regione Veneto, «i sovrintendenti hanno grande autonomia di interpretazione». Può accadere, infatti, che «progetti analoghi bocciati in una città, approvati in un’altra», racconta Gianluca Ruggieri, professore di Ingegneria ambientale all’Università dell’Insubria. Resta pur sempre l’opzione di pannelli color mattone, che in questo modo possono confondersi tra le tegole dei tetti: «Costano più e rendono meno, ma potrebbero far cambiare idea alla soprintendenza», sostiene Michele De Carli, ingegnere all’Università di Padova.


La carenza di materie prime

Se si riesce a superare tutta la burocrazia, arriva l’ostacolo dell’installazione vera e propria. Germano Zanini, che da 20 anni gestisce a Verona una ditta che installa pannelli solari, fa notare come «9 pannelli su 10 vengono dalla Cina». Cosa che in tempo di pandemia, «quando il lockdown ha bloccato il porto di Shangai», ha significato lo stop di ogni lavoro. Come se non bastasse, ora c’è carenza di chip necessari per strumenti elettronici come gli inverter: «Materiali ordinati oggi, arriveranno ad aprile-maggio», spiega Zanini che poi sottolinea come, una volta completato il lavoro, «il distributore deve allacciarlo e cambiare il contatore. Servono anche 3 mesi».

L’opzione geotermica

Tutto questo processo, per quanto travagliato, spesso si rivela conveniente dal punto di vista economico. «Ai prezzi attuali dell’energia, un kilowatt installato fa risparmiare 300 euro all’anno, oltre a tasse e oneri», spiega il professor Ruggieri, «in 6 anni l’investimento è ripagato». E se poi dal sole proprio non si riesce a prendere energia. c’è pur sempre il sottosuolo. «Una decina di metri sotto al suolo, la temperatura resta costante con le stagioni, intorno a 14°», osserva Eloisa Di Sipio, geologa all’Università di Padova. Quindi, in inverno il suolo è più caldo e prelevando calore si può portare la casa a 14°. Un punto di partenza per i termosifoni, che penseranno poi di alzarla ancora. Stesso discorso per l’estate, con i condizionatori che dovranno lavorare di meno.

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