L’idea del Pd, Alessandro Zan vice di Fontana alla Camera: «Non ne so nulla ma sono a disposizione»

In un’intervista a Repubblica, il deputato ha commentato l’ipotesi

Il deputato Alessandro Zan, membro del Pd da cui prende il nome il tanto discusso Ddl contro l’omotransfobia, potrebbe essere il vice di Lorenzo Fontana, ultracattolico contro l’aborto, le unioni civili e la cosiddetta teoria gender, nonché nuovo presidente della Camera? Sembra una contraddizione in termini, ma è l’ipotesi che viene accarezzata oggi in un’intervista che il deputato dem ha concesso ha la Repubblica. Nonostante Zan si dichiari «non al corrente di questa» eventualità, dichiara la sua sostanziale disponibilità: «resto a disposizione, come uomo di partito, a servizio del mio Paese, sempre e comunque». Soprattutto perché prevede l’arrivo di tempi bui: «L’elezione di La Russa al Senato e di Fontana alla Camera è il segnale di una svolta verso l’estremismo di destra che metterà a rischio sia i diritti civili sia molte delle conquiste dell’Italia repubblicana». A pochi minuti dall’inizio della quarta votazione per eleggere il presidente della Camera dei deputati aveva retto, insieme ad altri compagni di centrosinistra, uno striscione che recitava: «No a un presidente omofobo pro Putin».


«Putin starà festeggiando»

«È stata una manifestazione pacifica e silenziosa per denunciare il profilo politico di Fontana», ha spiegato Zan, denunciando i discorsi «d’odio e discriminazione» e i «rapporti opachi con movimenti di estrema destra» attorno a cui il neo-eletto avrebbe «costruito tutta la sua carriera». Un’opinione molto dura, che non è stata scalfita dall’elogio delle diversità contenuto nel discorso di insediamento di Fontana: un intervento che Zan definisce «molto blando, generico e soprattutto furbo». Si dice convinto che la «distanza tra il dire e il fare» sarà «ampissima». Come, a suo dire, è avvenuto per Giorgia Meloni: «nonostante si professi filo-atlantista e conservatrice, come primo atto politico ha eletto un presidente del Senato che dorme tra i busti di Mussolini e un presidente della Camera filo putiniano e integralista religioso», è la stoccata del politico e attivista Lgbtq+. L’elezione di Fontana, aggiunge rimarcando l’opposizione di quest’ultimo alle sanzioni contro la Russia e la sua «osservanza del referendum-farsa in Crimea», rappresenterebbe un chiaro messaggio per Mosca: «Credo che Putin abbia festeggiato la sua ascesa al vertice delle istituzioni italiane che, agli occhi del mondo, rende poco credibile anche la linea internazionale di Meloni».


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