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Cosa è successo nella miniera turca di Amasra – Il video

15 Ottobre 2022 - 16:05 Redazione
A dichiarare ufficialmente che le vittime sono in tutto 41 è stato il presidente Erdogan, arrivato sul luogo della tragedia

E’ una miscela di gas, composta da metano o altri idrocarburi, la causa dell’esplosione nella miniera di carbone turca di Amasra che ha provocato la morte di 41 persone. Quello che si è verificato ieri sera, 14 ottobre, nella provincia di Bartin, sulle sponde del Mar Nero, è uno degli incidenti industriali più gravi accaduti in Turchia negli ultimi anni. A dare notizia che anche l’ultimo minatore dato per disperso è stato ritrovato senza vita, è stato il presidente Recep Tayyip Erdoğan arrivato ad Amasra nelle scorse ore. In quelle gallerie, a 300 e 350 metri sotto il livello del mare, stavano lavorando 110 persone. Non è ancora chiaro come sia stato possibile che il gas che frequentemente si sprigiona durante l’estrazione di carbone sia potuto esplodere. Le indagini disposte dalle autorità lo chiariranno nei prossimi giorni, ma, citato dalla Bbc, il ministro dell’Energia e delle risorse naturali Fatih Donmez ha detto che quella miscela, chiamata grisou, ha fatto crollare le pareti di quella miniera. In tutto, «58 minatori sono riusciti a salvarsi», ha dichiarato il ministro degli Interni, Suleyman Soylu, mentre i feriti sono 11. Alcuni di loro sono stati trasportati nell’ospedale di Istanbul, altri in quello di Bartin.

Nel corso delle 20 ore di ricerche, sono stati numerosi i messaggi arrivati dai leader di tutto il mondo. Ad esempio, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha scritto un tweet in turco nel quale porge le sue «condoglianze ai parenti e ai parenti di coloro che hanno perso la vita e auguro una pronta guarigione ai feriti». L’altro leader protagonista del conflitto nell’est Europa, Vladimir Putin, ha preferito invece far arrivare all’ufficio di Erdogan un telegramma. Poi l’emittente televisiva turca Ntv riporta messaggi che sono arrivati dall’Oman, dal Pakistan, dall’Azerbaigian, dalla Giordania, dagli Stati Uniti e dall’ambasciata italiana ad Ankara.

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