Cresce la tensione tra Taiwan e Pechino, con il dossier atteso al Consiglio europeo previsto da domani 20 ottobre in cui non sarebbe escluso anche lo scenario di un attacco cinese. Un’ipotesi, dice un alto funzionario Ue, citato da Ansa, «davanti alla quale l’Europa non potrà restare a guardare». Dossier sempre più urgente, soprattutto alla luce delle ultime dichiarazioni arrivate nelle ultime ore da Taipei e Pechino. Il ministro della Difesa di Taiwan, Chiu Kuo-chenin, ha detto che il suo esercito «è pronto a qualsiasi invasione cinese, sia che Pechino decida di anticipare sia di ritardare una presunta linea temporale per farlo». Un alto funzionario dell’Ue che conosce il dossier ha riferito che in caso di attacco «le conseguenze sarebbero pesanti, basta pensare che il 98% dei nostri chip viene da Taiwan». Stando a un’altra fonte, riferisce Ansa, i leader europei non metteranno per iscritto le loro conclusioni ma continueranno a lavorare sul loro approccio strategico alla Cina. «Non è il momento di aggiornare la posizione raggiunta nel 2019 ma, allo stesso tempo, vanno presi in considerazione gli sviluppi avvenuti nell’ultimo periodo», riferisce la fonte che spiega come la strategia corrente identifica Pechino come «partner, competitor e rivale sistemico». Ora, per l’Ue la priorità – spiega il funzionario – «è quello di evitare gli errori passati, ad esempio con la Russia, e incoraggiare i Paesi membri a costruire coalizioni con Paesi amici dell’area indopacifica».
Cina: «Salvaguardare i nostri interessi»
Il ministro della Difesa cinese, Wei Fenghe, ha annunciato che di fronte «alla complessa e grave
situazione della sicurezza nazionale», Pechino «dovrebbe attuare con decisione il dispiegamento strategico effettuato al XX Congresso nazionale del Pcc, migliorare la capacità delle forze armate di vincere, rimanere altamente vigili e prepararsi alla guerra in ogni momento». Ha poi ribadito la necessità di «salvaguardare con decisione la sovranità nazionale, la sicurezza e gli interessi di sviluppo della Cina». Parole che ha dichiarato nel resoconto del China Military Online, durante l’incontro sulla relazione d’apertura del presidente Xi Jinping tenuto dai delegati dell’Esercito popolare di liberazione e delle Forze di polizia armata del popolo presenti al congresso in corso a Pechino. Non è chiaro se fosse presente Xi, ma al momento si sa della presenza del numero due della Commissione militare centrale Xu Qiliang, per il quale la relazione di Xi proponeva «raggiungere gli obiettivi per il centenario dell’Esercito popolare di liberazione nel 2027 come previsto». Il numero tre della Commissione Zhang Youxia ha affermato che tutto il personale militare «dovrebbe lavorare insieme per costruire un esercito più forte in modo da fornire supporto strategico più affidabile per lo sviluppo del Partito e del Paese».
Taiwan: «Stiamo facendo previsioni su un possibile attacco»
Dal canto loro, le truppe di Taiwan faranno «una propria tempistica prestando attenzione ai segnali e
facendo previsioni sui possibili sviluppi in caso d’attacco», ha riferito il ministero della Difesa. Nel frattempo, il portavoce del Pentagono, il generale di brigata Pat Ryder, ha dichiarato martedì che gli Stati Uniti continueranno a concentrarsi sul dissuadere la Cina dall’intraprendere un’azione militare contro Taiwan. Il vicedirettore della Cia, David Cohen, aveva detto a settembre che il presidente Xi Jinping aveva ordinato alle forze armate cinesi di avere la capacità di prendere il controllo di Taiwan con la forza entro il 2027, anno del centenario delle loro fondazione. Xi durante il discorso di apertura del XX Congresso nazionale del Partito comunista di domenica 16 ottobre, ha sottolineato la sua determinazione a raggiungere la riunificazione della Cina con Taiwan, sottolineando che Pechino non rinuncerà a passare al pugno duro se necessario. In risposta, un portavoce dell’Ufficio presidenziale di Taipei Xavier Chang ha replicato che Taiwan è un «Paese sovrano e indipendente» e che l’opinione pubblica tradizionale di Taiwan ha chiaramente respinto il modello «un Paese, due sistemi» che Xi ha offerto all’isola come primo passo per la riunificazione pacifica.
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