In Evidenza ENISiriaUSA
ATTUALITÀAlimentazioneArrestiCorruzioneCremonaInchiesteListeriaLombardiaSanitàTangenti

I due veterinari arrestati per non aver segnalato carne lavorata positiva alla listeria nel Cremasco

22 Ottobre 2022 - 11:48 Redazione
La denuncia di un'altra veterinaria durante un'attività di vigilanza

A Cremona, sono stati arrestati due veterinari – padre e figlio – con l’accusa di aver coperto diverse irregolarità commesse da aziende private, tra cui la mancata segnalazione della positività alla listeria riscontrata in carni lavorate in un importante stabilimento di macellazione del Cremasco. I destinatari della misure restrittive, un direttore veterinario e un veterinario professionista, sono stati fermati dai carabinieri del Nas di Cremona, nell’ambito dell’operazione Officium, incentrata sui casi di corruzione per “chiudere un occhio” di fronte alle irregolarità in stabilimenti di macellazione e di lavorazione di prodotti lattiero caseari. L’indagine ha avuto inizio a seguito della segnalazione di una veterinaria pubblico ufficiale che durante le attività di vigilanza presso un macello nella provincia di Cremona, era stata minacciata dal titolare per aver contestato alcune irregolarità.

Pericolo Listeriosi

Il pericolo listeriosi è iniziato a fine settembre nei würstel di pollo prodotti da un’azienda che li vendeva a numerosi marchi. Ritirati i prodotti, pochi giorni dopo il marchio Allegri Sapori aveva annunciato il ritiro dal mercato di alcuni confezioni di tramezzini al salmone e maionese poiché erano state trovate tracce del batterio “Listeria monocytogenes”. L’ultimo caso, il 6 ottobre scorso. Questa volta il caseificio Gelmini Carlo di Besate (MI) aveva disposto il richiamo dagli scaffali del lotto di gorgonzola dolce Dop 218246252 che veniva venduto in confezioni da 300 grammi nei negozi del discount Eurospin. Il batterio che contamina alimenti, come, latte, verdura, formaggi molli, carni poco cotte e insaccati poco stagionati e che si trova soprattutto nei prodotti alimentari cosiddetti «ready to eat» ovvero già pronti, da dicembre 2021 ha provocato la morte di 3 persone e oltre 60 sono stati invece i ricoveri. Bambini e adulti sani, anche se infettati, tendenzialmente non sviluppano una malattia grave, che invece può verificarsi nelle persone debilitate, immunodepresse e nelle donne in gravidanza.

Leggi anche

Articoli di ATTUALITÀ più letti