Infuria il dibattito a sinistra contro Meloni «IL» presidente. Le voci di Murgia e Montanari. Calenda: «Così fate il suo gioco»

Una questione grammaticale o ideologica? Politici, giornalisti e scrittori si dividono

Continua la polemica, che coinvolge diversi intellettuali della sinistra, contro la decisione di Giorgia Meloni di farsi chiamare «IL presidente del consiglio». Ultimi in ordine di tempo Michela Murgia, che ne fa una questione di grammatica italiana da rispettare, così come Tomaso Montanari che con un tweet dichiara: «Direste, di una donna, “il supplente”, “il concorrente”, “il ricorrente”, “il docente”… ? A chi verrebbe in mente un simile errore?». E conclude dicendo: «Se lo si fa per ‘presidente’ è solo per ragioni ideologiche: perché il potere, da noi, è ancora e solo maschile». Sempre con un tweet interviene sulla polemica in modo sferzante il leader del Terzo polo, Carlo Calenda, che prende le distanze dalla partecipazione al dibattito: «Tra la contestazione del merito e la polemica su La Presidente mi pare che la sinistra si predisponga ad essere La migliore alleata della destra», scrive sul suo account personale.


Murgia: «Il modello di potere di Meloni è maschilista»

Ma per la scrittrice Michela Murgia, che da anni porta avanti questa battaglia, questa non volta non si tratta di giochi politici, ma «di parlare la nostra lingua» correttamente. «Dal punto di vista simbolico lei, che pretende l’articolo maschile sta dicendo “io governerò come un maschio” – dichiara Murgia in un’intervista ad Adnkronos – E questo credo sia la migliore risposta possibile a chi gioisce per una donna al potere. Non è il sesso di chi comanda che conta, è il modello di potere che si ricopre. Il modello di potere di Giorgia Meloni è quello maschilista ‘al maschile’. Più di così». Della stessa linea è anche l’ex presidente della Camera Laura Boldrini che, nella giornata di ieri 24 ottobre, ha attaccato la decisione di Meloni. E sulla stessa linea di Michela Murgia ha scritto: «Cosa le impedisce di chiamare nella lingua il primato? La Treccani dice che i ruoli vanno declinati». E conclude con: «Affermare il femminile è troppo per la leader di FdI, partito che già nel nome dimentica le Sorelle?».


Cosa dice l’Accademia della Crusca

La scelta della leader di FdI sta dividendo il dibattito, tanto che sul tema è intervenuta anche l’Accademia della Crusca. Il presidente Claudio Marazzini sostiene che non ne andrebbe fatta una questione grammaticale, ma ideologica. Dal punto di vista della lingua italiana «non è un errore perché un margine con la preferenza individuale c’è sempre». E in virtù di questo, su Meloni il presidente spiega: «I titoli al femminile sono legittimi sempre; chi usa questi femminili accetta un processo storico ormai ben avviato. Chi invece preferisce le forme tradizionali maschili ha comunque diritto di farlo. Si tratta di mettere in gioco il valore ideologico delle opzioni linguistiche».

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