Il giallo dei 10 milioni di euro ritrovati in una cassetta blindata a Milano e mai reclamati: dopo 9 anni arriva la sentenza

Il raggiro velato da un’operazione finanziaria lecita che si è svolto tra Milano Linate e Budapest nel 2013

10 milioni di euro sono spariti e nessuno li reclama. È questo il fulcro di una storia tra l’Italia e l’Ungheria che dopo 9 lunghi anni ha visto una sentenza arrivare, ieri 26 ottobre. Tutto ha inizio il 28 dicembre 2013 quando un volo privato da Budapest atterra a Milano Linate alle 23:30. Dal veicolo scendono Tibor Orosz, avvocato ungherese di 43 anni e un suo collaboratore russo. I due hanno una cassetta blindata molto pesante che presentano alla dogana chiarendo fin da subito che all’interno contiene 10 milioni in contanti. Nulla di anomalo fin qui perché avevano accertato la loro lecita provenienza. La documentazione dei soldi infatti dimostrava che arrivavano dal conto di una sarta vietnamita in una banca ungherese e che erano di proprietà di Xuan Hai Nguyen, vietnamita anche lui ma che residente a Budapest. Xuan Hai Nguyen, fermato poi dagli inquirenti, racconterà che era un «referente commerciale» e aveva quei soldi per un «affare immobiliare». Le autorità della dogana lasciano andare Orosz e all’uscita lo attendono una Mercedes e una Range Rover di proprietà della società ungherese di trasporto valori chiamata per portare lui e i soldi in Piemonte dove dovrà incontrare Pietro Mauro.


Chi è Pietro Mauro

Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, Orosz dirà agli inquirenti di Milano che Pietro Mauro era l’uomo d’affari con cui doveva chiudere un’operazione finanziaria che consisteva nel cambio di 10 milioni di euro in 18 milioni di dollari con un tasso di cambio «molto favorevole» al vietnamita. Lo scambio in questione alla fine avvenne alle 3 del mattino in un autogrill nei pressi di Ivrea. L’avvocato ungherese mise i dollari in una cassetta e andò in Ungheria con la società trasporti, la quale tenne i soldi custoditi per qualche giorno. Ma quando venne riaperta, però, trovarono solo 150 mila dollari. Il pm Stefano Civardi aprì così un’indagine, sostenendo che che era stata organizzata una messinscena per far sparire 10 milioni di euro. Pietro Mauro, chiamato dagli investigatori, ammise di aver organizzato il raggiro ai danni di Xuan Hai Nguyen utilizzando soldi falsi. Il pm aveva chiesto condanne da 3 a 6 anni per gli imputati. E ieri, a seguito dell’archiviazione del caso in Ungheria, è arrivata anche la sentenza dei giudici della sezione penale del tribunale di Milano che hanno assolto tutti dall’accusa di riciclaggio «perché il fatto non sussiste»: non si è riusciti a delineare la provenienza dei 10 milioni di euro.


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