Paura, rabbia verso il Pd e pace come ideale: le voci di chi c’era oggi in piazza a Roma 

Lo stop all’invio di armi in Ucraina è uno dei punti che mette più d’accordo diversi partecipanti della manifestazione pacifista a Roma

Non c’era solo un astratto desiderio di pace a unire le tante anime che oggi hanno riempito piazza San Giovanni a Roma, ma anche la paura. «Personalmente, ho deciso di scendere a manifestare perché sono terrorizzata dalla piega che questo conflitto sciagurato prenderà. Per noi, per l’Europa», ci racconta una manifestante con l’accento veneto. Lei e suo marito, 50 e 70 anni, hanno preso due biglietti di andata e ritorno in giornata da Belluno per essere qui oggi. «Siamo totalmente anti-putiniani», interviene lui. Il rischio della minaccia nucleare rimbalza da una testimonianza all’altra dei manifestanti in piazza: «Il pericolo che Putin non si fermi se continua l’escalation militare è ogni giorno più concreto», ci dice Maria, 15 anni, al corteo con un’amica.


«Basta armi all’Ucraina»

Se c’è un elemento che sembra mettere d’accordo le diverse anime è lo stop all’invio di armi in Ucraina. E dunque pace si, ma come? «Chiediamo all’Italia, all’Europa, di spingere per un negoziato». Carolina (28 anni), da Roma, conferma di essere mossa dall’angoscia ma ha una visione più sfaccettata degli altri manifestanti. «La Crimea, ormai, non è più negoziabile: bisogna rassegnarsi al fatto che sia ormai diventata parte della Russia. Per il Donbass, sarebbe invece utile fare un referendum internazionale, senza interferenze». Una condanna senza se e senza ma arriva invece da alcuni volantini che svolazzano, firmati dal Partito Comunista dei lavoratori: «La responsabilità maggiore di questa ignobile strage è dell’imperialismo della Russia capitalista degli oligarchi e del suo “neozar” Putin». La soluzione, in questo caso, punta su uno sciopero indetto dagli stessi lavoratori russi per protestare contro la guerra (e «risparmiare le energie per la lotta di classe»), aggiungono. 


OPEN / Ludovica Di Ridolfi | Madre e figlia dalle Marche al corteo pacifista di Roma

Contro Putin

L’avversione al Presidente russo sembra essere unanime. «Putin uomo di pace… eterna», si legge a fianco di una caricatura che ritrae il leader del Cremlino con una pistola tra le mani e un naso lungo e appuntito che svetta in 3D. Ostilità che investe anche l’alleanza atlantica: «Fuori l’Italia dalla NATO, fuori la NATO dall’Italia», recitano svariati striscioni. I giovani scout presenti sul posto sembrano meno politicizzati: «Siamo giovani, e la maniera con cui si sta trasformando il mondo attorno a noi ci spaventa», spiegano Margueritte e Giulia, 16 anni. «Ci avevano detto che venire qui oggi a manifestare era inutile. Ma se tutti la pensassimo così non cambierebbe mai nulla», aggiungono. 

OPEN / Ludovica Di Ridolfi | Un cartello con la caricatura di Vladimir Putin al corteo per la pace di Roma

E contro la Nato

Insieme ai soliti cori che ritmano: «Né con Putin né con la NATO», spiccano anche slogan femministi o sindacali, da «il nemico è il patriarcato» a «vogliamo più salari e meno bombe». Fino alla chiamata per la difesa delle “3 P”(“pace, pane e pianeta”). Hanno risposto, secondo Maurizio Landini, oltre 100mila persone. Alle 15, orario previsto per l’arrivo a San Giovanni, gli addetti alla sicurezza vicino al palco si sbracciavano: «Acceleriamo per favore, che la coda sta ancora a Repubblica». 

I manifestanti da tutta Italia

«Abbiamo organizzato un pulmino da Trani per arrivare qui», sorride un ragazzo sventolando la bandiera della Onlus “Oasi2”. Non sono gli unici ad aver affrontato una notevole traversata per raggiungere la piazza. A marciare, delegazioni sindacali o associazioni provenienti da Livorno, Parma, Milano. «Siamo qui perché senza pace la democrazia va a “ramengo”», sbotta una sindacalista del capoluogo meneghino.  La sensazione diffusa è che affidarsi alla classe politica nazionale e internazionale sia del tutto inutile. «L’Ue non sta facendo nulla, e nemmeno l’Italia», commentano scuotendo la testa mamma e figlia, 51 e 24 anni, venute dalle Marche. «Il Pd? Lasciamo perdere. A parlare di pace sono rimasti in due: il papa e Conte». Un commento che riassume il clima che aleggia tra la folla, tradotto in fischi e insulti al segretario dem e in applausi scroscianti all’arrivo del leader pentastellato.

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