Rapporto Migrantes, sempre più giovani italiani all’estero: «Non si sentono ben voluti nel proprio Paese»

Quasi 5,2 milioni dei cittadini regolarmente residenti nel territorio nazionale sono stranieri, contro il 9,8% degli italiani che invece risiedono all’estero. Sul fenomeno dei ragazzi italiani che lasciano il Paese anche il presidente della Repubblica ha invocato una riflessione

«Si era soliti affermare che l’Italia da paese di emigrazione si è trasformato negli anni in paese di immigrazione: questa frase non è vera». Inizia così il rapporto Italiani nel Mondo 2022 promosso dalla Fondazione Migrantes che conferma come il numero degli italiani residenti all’estero abbia superato quello degli stranieri residenti in Italia. «Negli ultimi difficili anni di limitazione negli spostamenti a causa della pandemia, di recessione economica e sociale, di permanenza di una legge nazionale per l’immigrazione sorda alle necessità del tessuto lavorativo e sociodemografico italiano, la comunità dei cittadini italiani ufficialmente iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire) ha superato la popolazione di stranieri regolarmente residenti sul territorio nazionale», si legge nel report. In questo senso, non esiste solo il flusso migratorio verso l’Italia – in questi giorni confermato dal braccio di ferro tra Ong e Governo al porto di Catania per quanto riguarda lo sbarco dei naufraghi dalle navi Humanity One, Geo Barents e Rise Above -, bensì, come dimostra il rapporto, la nostra Penisola è anche una terra di emigrazione, o meglio, lo è sempre stata. L’indagine parla infatti di «un’Italia interculturale», in cui l’8,8% dei cittadini regolarmente residenti sono stranieri (in valore assoluto quasi 5,2 milioni), mentre il 9,8% dei cittadini italiani risiedono all’estero (oltre 5,8 milioni). 


«La mobilità giovanile cresce sempre di più»

Tra coloro che lasciano il territorio nazionale, i giovani rappresentano la fetta più consistente. «È da tempo che i giovani italiani non si sentono ben voluti dal proprio Paese e dai propri territori di origine, sempre più spinti a cercar fortuna altrove. La via per l’estero si presenta loro quale unica scelta da adottare per la risoluzione di tutti i problemi esistenziali (autonomia, serenità, lavoro, genitorialità, ecc.). E così ci si trova di fronte a una Italia demograficamente in caduta libera», riporta l’indagine. Per quanto riguarda i numeri, invece, «dal 2006 al 2022 la mobilità italiana è cresciuta dell’87% in generale, del 94,8% quella femminile, del 75,4% quella dei minori e del 44,6% quella per la sola motivazione espatrio».


Le destinazioni

L’Europa è al primo posto tra le destinazioni scelte dalle persone che hanno deciso di lasciare l’Italia. «Il 78,6% di chi ha lasciato l’Italia per espatrio nel corso del 2021 è andato in Europa, il 14,7% in America, più dettagliatamente latina (61,4%), e il restante 6,7% si è diviso tra continente asiatico, Africa e Oceania». Mentre le regioni dove si verifica il maggior numero di partenze sono la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna. «Il 53,7% (poco più di 45 mila) di chi ha lasciato l’Italia alla volta dell’estero per espatrio nell’ultimo anno lo ha fatto partendo dal Settentrione d’Italia, il 46,4% (38.757), invece, dal Centro-Sud. La Lombardia (incidenza del 19,0% sul totale) e il Veneto (11,7%) continuano ad essere, come da ormai diversi anni, le regioni da cui si parte di più. Seguono: la Sicilia (9,3%), l’Emilia-Romagna (8,3%) e la Campania (7,1%). Tuttavia, dei quasi 16 mila lombardi, dei circa 10 mila veneti o dei 7 mila emiliano-romagnoli molti sono, in realtà, i protagonisti di un secondo percorso migratorio che li ha portati dapprima dal Sud al Nord del Paese e poi dal Settentrione all’oltreconfine». 

Mattarella: «Serve una riflessione sui giovani che lasciano l’Italia»

Sul rapporto di Migrantes della Conferenza episcopale italiana che «restituisce una fotografia di grande interesse dei flussi migratori» anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto inviare un messaggio al presidente della Fondazione. Secondo il capo dello Stato «il nostro Paese deve aprire una adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno e sulle possibili opportunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che intendono rimanere a vivere o desiderano tornare in Italia». E ancora: «A partire sono principalmente i giovani e tra essi giovani con alto livello di formazione, per motivi di studio e di lavoro. Spesso non fanno ritorno, con conseguenze rilevanti sulla composizione sociale e culturale della nostra popolazione».

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