La polizia di Brescia ha arrestato un 28 enne foreign fighter italiano di origini marocchine. L’accusa è di sequestro di persona e lesioni personali «aggravati dall’avere adoperato sevizie e agito con crudeltà nonché dalla finalità di terrorismo e dell’odio razziale». L’uomo, attualmente detenuto, nel 2019 era stato prelevato a Kobane (Siria). Dove era stato catturato dalle Unità di protezione popolare curde. A riportarlo in Italia funzionari della Digos di Brescia e della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione. Venne quindi arrestato per partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo, in quanto, dopo un’adesione ideologica alla Jihad islamica iniziata in Italia e completata in Germania, era partito per la Siria dove era divenuto un operativo del sedicente Stato Islamico. Nel luglio 2020 aveva ricevuto una condanna a 4 anni di carcere. Successivamente alcuni elementi e testimonianze hanno portato all’apertura di un’indagine per torture e sevizie nei confronti di almeno due persone, tra cui un adolescente, che si erano rifiutate di combattere per l’Isis ed erano rifugiate in Germania. Il Pm ha raccolto a Dusseldorf la testimonianza di un cittadino marocchino. Che aveva mostrato le cicatrici delle sevizie subite e aveva anche raccontato anche di torture perpetrate con scariche elettriche nei confronti di detenuti curdi appartenenti alla minoranza Yazidica al fine di costringerli alla conversione all’Islam.
Brescia, il foreign fighter italiano accusato di tortura, terrorismo e odio razziale

È un 28enne di origini marocchine. Era andato in Siria a combattere con l’Isis