Migranti, dichiarazione congiunta di Italia, Malta, Cipro e Grecia: «A noi l’onere più gravoso. Ong non in linea con il diritto internazionale»

I Paesi di prima linea nel Mediterraneo chiedono una discussione urgente per coordinare le operazioni di salvataggio

Continuano ad agitarsi le acque della diplomazia europea. Oggi, 12 novembre, è arrivata una dichiarazione congiunta dei ministri dell’Interno di Malta, Cipro e Italia e del ministro della migrazione e dell’asilo della Grecia. Si tratta di una nota dei principali Paesi di primo ingresso in Europa nel Mediterraneo centrale e orientale che riaccende i toni della polemica con i paesi dell’Europa centrale, Francia e Germania in primis, e definisce «increscioso e deludente» il mancato rispetto degli accordi sulla ricollocazione dei migranti. «Purtroppo il numero di impegni di relocation assunti dagli Stati membri partecipanti rappresenta solamente una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari», scrivono denunciando che il meccanismo si è dimostrato «lento» nell’alleviare la pressione a cui sono sottoposti i Paesi di prima linea. Il meccanismo a cui fanno riferimento è la Dichiarazione Politica approvata a giugno 2022 e che istituisce un sistema di ricollocazione temporaneo e volontario che ha visto partire dall’Italia, per ora, poco più di 100 richiedenti asilo.


«Non possiamo essere gli unici punti di sbarco»

«Ci troviamo a sostenere l’onere più gravoso della gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo, nel pieno rispetto di tutti gli obblighi internazionali e delle norme dell’Ue», si legge nella dichiarazione. «Abbiamo sempre sostenuto – proseguono – con forza la necessità di sviluppare una nuova politica europea in materia di migrazione e di asilo, realmente ispirata ai principi di solidarietà e responsabilità, e che sia equamente condivisa tra tutti gli Stati membri». Continua quindi il rimbalzo di responsabilità sugli sbarchi tra i Paesi membri e la denuncia dell’assenza di un meccanismo che permetta realmente la divisioni degli oneri tra gli Stati dell’Ue. Ciò che viene richiesto da quelli in prima linea è che gli stessi non diventino gli unici punti di sbarco possibile per le persone migranti che arrivano illegalmente.


«Serve una discussione urgente»

Poi l’attacco alle navi private, ovvero a quelle gestite dalle organizzazioni umanitarie: «Il modus operandi di queste non è in linea con lo spirito della cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue, che dovrebbe essere rispettata. Ogni Stato deve effettivamente esercitare la giurisdizione e il controllo sulle navi battenti la propria bandiera». Per questi motivi, il nostro Paese, la Grecia, Malta e Cipro chiedono una discussione urgente su come coordinare le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo nel rispetto delle convenzioni internazionali. «Chiediamo – conclude la nota – alla Commissione Europea e alla Presidenza di adottare le misure necessarie per avviare tale discussione».

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