Il 15 novembre un missile ha colpito un villaggio polacco, a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina, uccidendo due persone e provocando il timore di una escalation mondiale. Varsavia ha chiamato nell’immediato le cancellerie della Nato per gestire la situazione, anche in relazione all’articolo 5 dell’Alleanza atlantica, dove si prevede che, in caso di attacco contro uno Stato membro, tutti gli altri sono chiamati a difenderlo come fosse un’aggressione a loro. Sembrava di essere arrivati a una vigilia infuocata tra l’Alleanza e la Russia, accompagnata da un rimbalzo di responsabilità tra le nazioni. Fino a quando, però, il presidente americano Joe Biden è intervenuto affermando come sia «improbabile» che il missile appartenesse Mosca. Cosa rimane quindi del 15 novembre e dello scampato pericolo? «La prudenza assoluta desiderata e dimostrata dagli Stati Uniti», spiega Dario Fabbri nella nuova puntata della video-rubrica La nota sul mondo che cambia. Questo perché «se fosse scoppiata la guerra a beneficiarne sarebbe stata la Cina, e gli Usa non possono permetterselo. Chiaro è però che da Washington resta la volontà di stemperare gli animi», chiosa il direttore di Domino.
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