Twitter, la grande fuga dei dipendenti dopo l’ultimatum di Musk. E l’azienda chiude gli uffici

La decisione arriva dopo l’ultimatum sulla possibilità di rimanere «lavorando incondizionatamente oppure andarsene»

Gli uffici di Twitter saranno temporaneamente chiusi con effetto immediato fino a lunedì prossimo. L’annuncio da parte dell’azienda arriva dopo la notizia secondo cui centinaia di dipendenti si sarebbero dimessi in seguito all’ultimatum del pluri-manager Elon Musk che mercoledì scorso aveva chiesto di firmare un impegno per una “ridefinizione” del nuovo Twitter che avrebbe portato il suo staff «a lavorare per lunghe ore e ad alta intensità». Il messaggio con cui Twitter ha comunicato la chiusura temporanea dell’azienda prosegue chiedendo ai dipendenti di «rispettare la politica aziendale astenendosi dal discutere informazioni riservate sui social media, con la stampa o altrove». Dopo aver deciso di ridurre il tempo dedicato a Twitter una volta riorganizzata l’azienda, il patron di Tesla con una mail – inviata mercoledì, 16 novembre – aveva messo i suoi dipendenti davanti a una scelta: «concedersi fino in fondo, incondizionatamente, oppure andarsene». Stando alle ultime notizie, riportate dai media americani, sembrerebbe che molti all’interno dello staff abbiamo deciso di lasciare il proprio posto di lavoro. Ma non solo. Nelle ultime ore sugli account di alcuni dipendenti sono apparsi diversi post di protesta, nonché di addio. Andrea Horst, il cui profilo LinkedIn mostra ancora Supply chain manager (survivor) at Twitter ha scritto nella sua pagina: «Potrei essere eccezionale, ma non sono incondizionata», aggiungendo l’hashtag #lovewhereyouworked, ovvero ama il posto dove hai lavorato. Alle 21.00, ora di New York, di giovedì sera – come riporta il Wp – la tendenza principale su Twitter negli Stati Uniti era l’hashtag #RIPTwitter, seguito dai nomi di social network alternativi come Tumblr, Discord e Mastodon. Ma le proteste si sono verificate anche fuori dalla rete. Nella notte di giovedì 17 novembre il projection activist Alan Marling si è appostato fuori dalla sede del quartier generale di Twitter a San Francisco e ha iniziato a proiettare scritte sui muri tra cui «Questa è la prova che Musk è un idiota», oppure «Stop Toxic Twitter» o ancora «Free Hate Speech».


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