Istat, cala il rischio povertà grazie alle politiche per la famiglia. Unione nazionale consumatori: «Dati comunque vergognosi»

L’indice di Gini, che misura le diseguaglianze, è sceso dal 30,4% al 29,6%. Per Dona, presidente Unc, non sono numeri «degni di un Paese civile»

Le ultime stime dell’Istat sul rischio povertà e le diseguaglianze presenti nel Paese sono agrodolci. Gli indici migliorano, leggermente, ma il numero di persone che faticano ad arrivare a fine mese è comunque elevato. «I dati restano comunque vergognosi, non degni di un Paese civile», afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unc, l’Unione nazionale consumatori. L’Istat rivela che, nel 2022, l’insieme delle politiche per la famiglia abbia ridotto la diseguaglianza, misurata dall’indice di Gini, dal 30,4% al 29,6%. Cala anche il rischio di povertà, dal 18,6% al 16,8%. A contribuire al miglioramento delle stime, la riforma dell’Irpef, l’assegno unico per i figli a carico, le indennità una tantum di 200 e 150 euro, i bonus bollette e l’anticipo della rivalutazione delle pensioni. Interventi, spiega l’Istat, che «hanno hanno ridotto il rischio di povertà per le famiglie con figli minori, sia coppie (-4,3%), sia monogenitori (-4,2%), soprattutto in seguito all’introduzione dell’assegno unico». Più lieve la riduzione del rischio di povertà per i nuclei famigliari composti da una sola persona (-2,1%), percentuale che scende se l’individuo è ultrasessantacinquenne (-1,3%).


L’Istat scorpora le stime anche per fasce di età: «L’assegno unico ha determinato, nel 2022, una riduzione del rischio di povertà del 3,8% per i giovani da 0 a 14 anni, del 2,5% per quelli da 15 a 24 anni e del 2,4% per gli individui nella classe di età fra i 35 e i 44 anni. Se si considerano anche le altre politiche, la riforma Irpef, i bonus e la rivalutazione delle pensioni, il rischio di povertà si riduce ulteriormente per tutte le classi di età al di sopra dei 24 anni». Tuttavia, questi dati, chiarisce l’Istat, dovranno essere ulteriormente approfonditi tenendo conto dell’inflazione galoppante. Dona, commentando lo scenario fornito dall’istituto di statistica, esprime comunque apprezzamento per le politiche del governo Draghi: «Sono servite, ivi compresi il bonus una tantum di 200 euro, mirato a chi guadagna meno di 35 mila euro, che ha contribuito a ridurre il rischio di povertà. Senza contare gli effetti, qui non calcolati, sui consumi e il contenimento della perdita del potere d’acquisto anche di chi povero non è, ma non naviga nell’oro».


Leggi anche: