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Miss Piemonte: «Sono stata violentata, adesso mi impegno per aiutare altre vittime. Denunciate, non siete colpevoli»

26 Novembre 2022 - 09:48 Redazione
Giulia Cordaro, 25 anni, ha subito una violenza sessuale da parte di un medico, poi condannato

Giulia Giada Cordaro, 25 anni, di Borgaro Torinese, è Miss Piemonte 2022 e finalista nazionale di Miss Italia. Ha subito una violenza sessuale da parte di un medico, denunciato e poi condannato. Una decisione che, tra le colonne di Repubblica Torino, viene ripercorsa e consigliata. «È importante, per chi subisce violenze, denunciare e farsi aiutare a uscire dall’abisso in cui si rischia di cadere. Pensavo di riuscirci da sola ma la violenza tornava sempre. Nei modi più strani», ha raccontato. Ieri, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ha parlato sui suoi canali social di quello che ha subìto: «Se posso aiutare anche solo una donna, per me è una vittoria. Lo avrei fatto a prescindere da Miss Italia. A maggior ragione ora, con una visibilità più ampia», racconta. La violenza, ha spiegato, avvenne dopo che il dottore le chiese di spogliarsi per «un massaggio». Dopo l’aggressione, ne parlò immediatamente con la sua migliore amica e con il suo compagno: proprio avere dei punti di riferimento, spiega, può essere determinante per superare il trauma.

«Bisogna sempre appoggiarsi alle persone che amiamo. E che non giudicano. Ciò che è più logorante è sentirsi chiedere “Ma perché ti sei spogliata?”. Non giudicate, mai. Non chiedete come fossi vestita, non sentenziate “potevi dire di no”. Poche ci riescono. Ti senti inchiodata». Soprattutto se, come nel suo caso, l’aggressore ha l’apparenza di essere una persona affidabile e rispettata: Giulia racconta che ha avuto paura di non essere creduta. E non solo: «Temevo anche che, avendo i dati miei e della mia famiglia, lui potesse farci del male. Per fortuna non l’ho più rivisto, neanche in tribunale». La ragazza prova anche a empatizzare con chi si ritrova ad ascoltare una vittima, e al loro posto raccomanda: «Proverei a capire le sensazioni che prova, le direi di non sentirsi colpevole, che la denuncia è la cosa più giusta, ma senza imporgliela. La paura, soprattutto quella di non arrivare alla fine, è normale».

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