Cosa c’è da sapere sul ritorno anticipato dell’influenza, e come mai colpisce soprattutto i bambini – L’intervista

Il pediatra Stefano Prandoni, fondatore del gruppo Facebook «L’influenza, questa sconosciuta», indica quali sono i rischi di questa influenza stagionale e perché è importante vaccinarsi

Il problema non è solo italiano, se ne parlava già a inizio novembre. Se l’anno scorso i vari lockdown e distanziamenti per la Covid-19 avevano portato a una apparente “scomparsa” dei virus dell’influenza, oggi assistiamo a un picco che colpisce particolarmente i bambini, a cui si aggiunge la bronchiolite da virus respiratorio sinciziale, che aveva destato preoccupazioni (a volte esagerate) proprio nel novembre scorso. Parliamo di una ondata di contagi che, per quanto gestibili rispetto a quelli della pandemia, sta mettendo in crisi soprattutto i reparti pediatrici, anche se la maggior parte dei bambini non necessita di cure intensive e lascia l’ospedale dopo pochi giorni. La Lombardia è la regione più colpita. Questo novembre tra gli anziani e bambini sotto i 4 anni si sono raggiunti picchi di contagio elevati. Guido Bertolaso si era espresso definendo la situazione più preoccupante della Covid, invitando a vaccinarsi. La situazione attualmente è critica soprattutto nei pronto soccorso pediatrici di Milano: il pediatra Stefano Prandoni, fondatore del gruppo Facebook L’influenza, questa sconosciuta, spiega a Open l’entità e le probabili cause di questa “emergenza”.


Il ritorno dell’influenza

I casi che si stanno registrando, soprattutto nei bambini sono realmente più gravi rispetto al passato? «La situazione è in divenire e non possiamo dire se sia più grave o meno rispetto alle classiche stagioni influenzali – spiega Prandoni -, il bilancio si fa sempre alla fine. Certamente è più importante rispetto alle due precedenti stagioni, ma per questo ci voleva poco, dato che nelle due passate stagioni l’influenza non ha proprio circolato (2020-21) o si è fatta vedere solo verso la fine (2021-22)». Di sicuro è iniziata in notevole anticipo rispetto al solito. «Solitamente le curve iniziano a salire intorno alla metà di dicembre e raggiungono un picco a cavallo tra gennaio e febbraio, quest’anno siamo già a livelli sovrapponibili ai picchi di alcune stagioni e non sappiamo quanto potrà salire ancora. La pressione sulle strutture sanitarie è consistente, anche perché all’influenza si sovrappongono altri virus, come il virus respiratorio sinciziale che è causa di quadri respiratori severi nei bambini più piccoli e causa un’importante morbilità negli anziani».


E poi c’è ancora SARS-CoV-2. «L’ultimo arrivato, che pur non rappresentando più una minaccia per la tenuta del nostro Sistema sanitario nazionale, contribuisce a esercitare una certa pressione su ospedali e strutture di lungo-degenza. In altri paesi la situazione è sovrapponibile. È stato così in Australia, dove si è registrata un’ondata anticipata a giugno che poi è rientrata il mese successivo, ed è così in diversi paesi europei e del nord America. Particolarmente severa sembra essere la situazione in Francia, Belgio e Canada.

L’incidenza sui bambini tra 0 e 4 anni

Perché i bambini sono la categoria più colpita? «L’attuale ondata è legata alla presenza di più virus respiratori – continua il Pediatra -, ma la parte del leone è data dal virus influenzale, in particolare il sottotipo H3N2, con una presenza minore ma sempre significativa del virus H1N1. Il virus influenzale B attualmente è poco presente, ma solitamente tende ad emergere verso la fine della stagione». E i bambini sono i primi ad essere colpiti. «In particolare nella fascia 0-4 anni, in quanto maggiormente suscettibili per non aver incontrato in precedenza il virus (ancor più dopo due anni di latitanza dell’influenza), per il fatto di vivere in stretto contatto tra loro in ambito comunitario con limitata possibilità di osservanza delle norme igieniche e per il fatto che diffondono il virus per tempi più prolungati rispetto agli adulti».

Perché è importante vaccinare anche i bambini

Il vaccino è un’arma fondamentale per cercare di limitare i danni che inevitabilmente la circolazione dell’influenza produce. «Tradizionalmente è riservata agli anziani e alle categorie a rischio – conclude Prandoni -, ma inizia a farsi strada la consapevolezza che siamo tutti a rischio e tutti noi faremo bene a vaccinarci ogni anno. La vaccinazione dei bambini ha un ruolo molto importante, finalmente viene riconosciuto anche in Italia con la raccomandazione inserita nella circolare del Ministero, che dà ufficialmente inizio alla campagna annuale, e l’offerta gratuita (anche se non in tutte le regioni) ai bambini fino all’età di sei anni».

C’è anche il problema delle scuole, già messe sotto pressione durante l’emergenza Covid. «Vaccinare i bambini ha una triplice valenza. Protegge innanzitutto i bambini da una patologia che, se va bene, li costringe a perdere giornate di scuola e altera il calendario scolastico con le classi, come in questo periodo, decimate, ma può avere conseguenze gravi per la salute. Frequenti sono le complicazioni  a carico di vari organi, per azione diretta o sovrapposizione di altri germi, come polmoni, orecchie, cuore, cervello. Seppur raramente si registrano anche casi fatali, che colpiscono anche bambini in perfetta salute.

Questo avrebbe un effetto anche nella riduzione dei casi? «Si riduce la circolazione del virus influenzale, in quanto i bambini sono quelli che si ammalano di più e fanno ammalare i loro congiunti, a beneficio di quei soggetti fragili a cui è rivolta la vaccinazione ma che spesso trascurano di proteggersi o godono di un effetto protettivo minore, per le loro problematiche mediche». Si limiterebbero gli enormi costi economici e sociali. «Per una malattia che spesso mette alle corde il nostro sistema sanitario e comporta costi elevati per l’assistenza dei malati e per le perdite di giornate lavorative, come nel caso dei genitori costretti ad assentarsi dal lavoro per accudire i figli malati».

Foto di copertina: Victoria_Watercolor | Immagine di repertorio

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