Perù, il presidente Castillo tenta il golpe: destituito dal Parlamento e arrestato. Giura la sua vice Dina Boluarte: è la prima donna a diventare Capo di Stato

L’ormai ex presidente peruviano è stato arrestato mentre tentava di fuggire con la famiglia assieme all’ex primo ministro Torres. La neo-presidente della Repubblica: «Voglio un governo di unità nazionale»

Al termine di un lungo braccio di ferro tra il potere esecutivo e quello legislativo, il Parlamento del Perù ha destituito con una procedura d’emergenza il presidente Pedro Castillo. Il Parlamento, però, ha accelerato un procedimento di impeachment per «incapacità morale», il cui voto era calendarizzato proprio per la giornata odierna. A seguito del voto che ha messo sotto stato di accusa Castillo, è stata convocata la vicepresidente Dina Boluarte, come previsto dalla Costituzione, divenendo così la prima donna a ricoprire l’incarico di Presidente della Repubblica nella storia del Perù. Nel suo discorso di insediamento, dopo aver giurato sulla Costituzione, la presidente Boluarte ha fatto appello all’«unità di tutti i peruviani», richiedendo una «tregua politica» con l’obiettivo di «dare vita a un governo di unità nazionale». La presidente Boluarte ha dichiarato: «Assumo l’incarico con la consapevolezza dell’enorme responsabilità che prevede il ruolo e con la profonda convinzione che sia imprescindibile riprendere il cammino della crescita economica e dell’inclusione sociale, e della riforma politica di cui il Paese ha bisogno: la prima misura sarà affrontare la corruzione in tutte le sue forme». E Boluarte, dopo aver ricordato le sue umili origini, ha infine ribadito la volontà di impegnarsi per far sì che «i nessuno e gli esclusi tornino ad avere un ruolo nel Paese». La neo-presidente Boluarte, prima di essere chiamata a giurare ha preso nettamente le distanze da Castillo: «Respingo la decisione di Pedro Castillo di perpetrare la rottura dell’ordine costituzionale chiudendo il Congresso. Si tratta di un colpo di Stato che aggrava la crisi politica e istituzionale che la società peruviana dovrà superare con il rigoroso rispetto della legge». Nel frattempo, la Procura peruviana ha arrestato l’ormai ex presidente Castillo che si era rifugiato nella sede della prefettura di Lima, dove era fuggito con la sua famiglia e l’ex primo ministro, Aníbal Torres, dopo aver annunciato che avrebbe sciolto il Parlamento, decretato un governo di emergenza e indetto nuove elezioni legislative.


Il discorso alla nazione di Castillo e il voto di destituzione del Parlamento

Nel corso della giornata Castillo aveva provato ad aggirare la mozione di sfiducia nei suoi confronti annunciando di voler sciogliere il Parlamento, provocando la reazione della Corte Costituzionale e le dimissioni di gran parte del suo esecutivo. Il presidente aveva anche proclamato lo stato di emergenza in tutto il Paese e l’introduzione del coprifuoco per questa notte, costringendo la popolazione a rimanere a casa e sospendendo tutte le attività. La Suprema corte peruviana è però intervenuta immediatamente, definendo l’azione di Castillo un tentativo di «colpo di stato». Nelle ore successive, il Parlamento si è comunque riunito per votare la destituzione del Presidente per «incapacità morale permanente». La mozione è stata approvata con 101 voti a favore, 6 contrari e 10 astenuti. Castillo aveva giustificato la decisione di sciogliere il parlamento, sostenendo che fosse «venuto meno l’equilibrio dei poteri», e annunciando l’intenzione di convocare elezioni legislative entro i successivi 9 mesi, con l’obiettivo di riformare la costituzione del Perù: «Il prossimo Parlamento che sarà eletto dovrà avere funzioni di costituente per riformare la Costituzione del Paese».


Il presidente peruviano aveva anche chiesto ai cittadini in possesso di armi di consegnarle alle autorità locali nell’arco delle successive 72 ore, annunciando che «da oggi, fino a quando si instaurerà il nuovo Parlamento, il Paese verrà governato tramite decreto». Subito dopo le dichiarazioni del presidente del Paese andino, era arrivata una raffica di dimissioni da parte dei ministri del governo, a partire dal ministro degli Esteri, Cesar Landa, e poi a seguire il ministro del Lavoro, Alejandro Salas, il ministro dell’Economia, Kurt Burneo, quello della Giustizia, Felix Chero e la ministra della Cultura, Silvana Robles. Nella giornata di ieri, invece, anche il ministro della Difesa, Gustavo Bobbio, e il comandante generale dell’esercito del Perù, Walter Cordova Aleman, avrebbero rassegnato le proprie dimissioni – ma non sono state ancora ufficializzate. Ma non solo. Poco prima del voto si è dimessa anche la presidente del governo peruviano, Betssy Chavez.

Chi è Pedro Castillo e perché è stato messo sotto stato di accusa

Castillo, ex insegnante di una zona rurale del Perù ed ex sindacalista, è stato eletto presidente nel luglio 2021, dopo aver vinto i ballottaggi delle elezioni presidenziali, battendo l’esponente di Keiko Fujimori, con un vantaggio risicato. Castillo attualmente è indagato dalla Procura nazionale in sei filoni d’indagine, cinque dei quali per presunti atti di corruzione. Castillo ha accusato l’opposizione, così come la magistratura, di volerlo rimuovere sin dal primo giorno in cui è entrato in carica, e si è scontrato con la procuratrice generale del Perù, Patricia Benavides, che secondo lui aver orchestrato un «colpo di stato» contro la sua presidenza. A ottobre, la procuratrice Benavides ha presentato una denuncia costituzionale contro il presidente peruviano, sulla base di tre delle sei indagini che il suo ufficio aveva aperto. Le accuse a carico di Castillo riguardano la sua presunta guida di «un’organizzazione criminale» per trarre profitto da contratti statali e ostacolare le indagini.

La denuncia in questione ha consentito al Congresso di svolgere le proprie indagini contro il presidente in carica. E in una mozione depositata la scorsa settimana dall’opposizione si chiedeva – ai sensi dell’articolo 113 della Costituzione del Perù – di votare per mettere sotto accusa il presidente peruviano perché «moralmente inadatto». Si è trattato del terzo tentativo di mettere sotto accusa il presidente sin dal suo insediamento nel luglio 2021. «Intendono far saltare in aria la democrazia e ignorare il diritto di scelta del nostro popolo», aveva dichiarato Castillo durante un evento pubblico. Castillo, inoltre, ha bollato le accuse contro di lui come «calunnie», accusando i gruppi dell’opposizione di centrodestra «di approfittare e impadronirsi del potere che il popolo gli ha tolto alle urne: ribadisco che non sono corrotto».

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