Napoli, la storia di Ahmed a processo per abusi che si è svegliato dopo aver dormito un anno

I giudici hanno sempre sospettato che il giovane stesse fingendo e non hanno mai interrotto le udienze. Ma secondo i medici, il 28enne arrestato per violenza sessuale su una minore è affetto dalla sindrome di Ganser

Ha smesso di nutrirsi, poi non si è alzato più dal letto, cadendo in un sonno profondo lungo un anno. È la storia di Ahmed, un 28enne pakistano arrestato per una presunta violenza sessuale ai danni di una minorenne, e risvegliatosi pochi giorni fa nell’ospedale Cardarelli di Napoli dove era stato ricoverato. A dare la notizia del risveglio è il legale del giovane, l’avvocato Donato Vertone, difensore nel procedimento giudiziario a suo carico. Procedimento che nell’ultimo anno è andato avanti senza che l’imputato potesse essere ascoltato. Ahmed era stato bloccato a Fiumicino lo scorso luglio 2021, davanti al gip di Civitavecchia si era dichiarato innocente. Da quel momento in poi la sua voce non si è più sentita. Immediatamente il sospetto avanzato è che il giovane stesse fingendo: i giudici lo hanno ritenuto capace di intendere e di volere e di conseguenza di sostenere il processo che però è andato avanti senza di lui, sempre nella convinzione di una scena architettata ad arte. Gli esami svolti dai periti nominati dal giudice hanno parlato di una «simulazione riferibile a sindrome di Ganser» che inizia appunto con una simulazione ma che porta poi il soggetto ad ammalarsi veramente. Arrivato all’ospedale Cardarelli il 23 novembre scorso, Ahmed è stato dimesso il 9 dicembre. Il giovane dimostrava segni di una storia psichiatrica personale molto pesante. I medici hanno diagnosticato anche diverse infezioni trattate con una terapia antibiotica e guarite. Attualmente si trova nel carcere di Secondigliano dove si riferiscono condizioni giudicate buone.


«Com’è possibile pensare a una simulazione durata un anno?»

«Ho incontrato il 1° giugno scorso il giovane Ahmed nel centro clinico del carcere di Regina Coeli, era addormentato ed era in quello stato da vari mesi: mi sono chinata sulla sua faccia, gli ho urlato e non si è minimamente mosso», racconta Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone, la prima ad aver fatto luce sulla vicenda. «Era in uno stato di profondo addormentamento; ho parlato con il compagno di cella e mi ha detto che non aveva mai fatto un movimento, né di giorno né di notte». Marietti riferisce che ad occuparsi del giovane era un infermiere «che gli dava del cibo liquido imboccandolo», il ragazzo aveva anche un catetere e un pannolone «che gli veniva cambiato ogni giorno». Alle udienze Ahmed veniva condotto mentre continuava a dormire. «Ho fatto passare vari mesi», spiega la responsabile di Antigone, «poi ho visto che non si muoveva nulla e ho scritto un articolo che è stato pubblicato su un quotidiano». A quel punto Ahmed viene trasferito a Secondigliano in un centro clinico più attrezzato. «Lì ho visto una grande attenzione al caso dai dirigenti e dai sanitari dell’Istituto. Il ragazzo è stato quindi ricoverato all’ospedale Cardarelli dove, dopo una decina di giorni, si è svegliato. Come si può pensare che una persona stia oltre un anno in una situazione di addormentamento simulato? C’è una incapacità del sistema carcerario a farsi carico delle singole storie», conclude Marietti.


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