Suicida un 30enne in carcere a Rebibbia: sarebbe uscito tra sei mesi

Si tratta dell’82esimo suicidio dall’inizio dell’anno, un numero mai così alto negli ultimi 10 anni

Un uomo di 30 anni si è suicidato nel carcere di Rebibbia a Roma. Tra sei mesi sarebbe tornato in libertà. Era di origine bengalese e sulle spalle aveva una condanna di circa due anni per concorso in rapina. Era stato rilasciato fuori dal carcere nella sentenza di primo grado, ma poi in appello per un residuo di pena di un anno era stato portato nella prigione romana. E il prossimo luglio avrebbe finito di scontare la pena. Si tratta dell’82esimo suicidio dall’inizio dell’anno, un numero mai così alto negli ultimi 10 anni. Dato rilevato dal rapporto del Garante delle persone private della libertà personale che già a inizio dicembre segnalava come la situazione sia ancora più preoccupante se rapportato al numero totale dei detenuti. Il rapporto del Garante, che considera il periodo da gennaio a novembre 2022, puntualizza che su 79 casi di suicidio rilevati 33 riguardano persone riconosciute con fragilità personali o sociali, come nel caso di senza fissa dimora o persone con disagio psichico. Di questi, 74 erano uomini e 5 donne a cui si aggiungono altri tre suicidi rilevati nel mese corrente. Negli ultimi dieci anni, negli istituti penitenziari nazionali si sono verificati almeno 583 suicidi, di persone di età compresa tra i 18 anni e gli 83 anni e quasi la metà era in attesa di una sentenza definitiva. E il report sottolinea che: «Troppo breve è stata in molti casi la permanenza all’interno del carcere, troppo frequenti sono anche i casi di persone che presto sarebbero uscite». E, spesso, l’elemento cruciale che spinge al gesto estremo è lo stigma dell’essere entrati in carcere.


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