Firenze, condannati nove agenti per i pestaggi nel carcere. Ma per il giudice non fu tortura

Nel processo con rito abbreviato il gup condanna un’ispettrice della polizia penitenziaria e otto agenti per lesioni aggravate: pene fino a 3 anni e 6 mesi

Un’ispettrice della polizia penitenziaria e otto agenti sono stati condannati in primo grado per gli episodi di pestaggio di alcuni detenuti avvenuti nel carcere di Sollicciano (Firenze) tra il 2018 e il 2019. Ma quanto accaduto configura il reato di lesioni aggravate, non quello di tortura. Lo ha stabilito il gup di Firenze Silvia Romeo, derubricando il reato contestato dalla procura, che aveva chiesto 8 anni per l’ispettrice e pene tra 1 e 7 anni per gli altri imputati. Quelle comminate nel processo di primo grado, svolto con rito abbreviato, non superano invece i 3 anni e 6 mesi. Il gup ha lasciato cadere anche le ipotesi di reato collegate di falso e calunnia. A fronte delle nove condanne, un altro agente è stato assolto, così come i due medici in servizio nel carcere, che erano stati accusati di aver coperto i pestaggi nelle loro relazioni.


La vicenda

Ad essere aggredito dagli agenti della penitenziaria di Sollicciano il 27 aprile 2019 era stato un detenuto marocchino, minacciato, preso a calci e schiaffi e infine lasciato senza abiti – secondo la ricostruzione della Procura di Firenze – prima di essere rinchiuso in cella di isolamento. A scatenare la violenza, riteneva la Procura, la richiesta del detenuto di telefonare a dei parenti in Francia, e l’insulto lanciato al rifiuto di quella domanda. Ma anche a un altro detenuto italiano, era poi emerso, era toccata sorte simile appena un anno prima, nel maggio 2018.


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