La tripla stretta sul reddito di cittadinanza: cosa cambia con la Legge di Bilancio e perché l’offerta di lavoro non si potrà più rifiutare

La stretta a 7 mesi. La quota per l’affitto direttamente ai proprietari. La decadenza per il titolo di studio e i percorsi formativi obbligatori: ecco la rivoluzione del sussidio voluta dal governo Meloni

La Legge di Bilancio porta una tripla stretta sul reddito di cittadinanza. La manovra aveva già ridotto da 12 a 8 mesi la durata del sussidio a partire dal 2023. La norma vale per i percettori cosiddetti “occupabili”. E cioè i circa 860 mila beneficiari senza minori o anziani a carico e che siano in grado di lavorare. Successivamente le mensilità sono state portate da 8 a 7. Ieri gli emendamenti della maggioranza di centrodestra hanno cancellato l’offerta “congrua“. E quindi dal momento in cui la stretta entrerà in vigore non sarà più possibile rifiutare le offerte di lavoro: altrimenti il reddito sarà cancellato. Infine, a decorrere dal primo gennaio 2023 l’erogazione del reddito di cittadinanza ai giovani tra i 18 e i 29 anni sarà condizionata al completamento del percorso della scuola dell’obbligo.


Cosa succede al sussidio nel 2023

I giovani per riceverlo dovranno adesso iscriversi a percorsi formativi o comunque funzionali all’adempimento dell’obbligo. In più, la quota per l’alloggio prevista in caso di abitazione in affitto sarà trasferita direttamente ai proprietari delle case. La misura voluta dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara serve a combattere l’abbandono scolastico. Che in Italia rimane un fenomeno ampio: secondo i dati Istat ricordati oggi da La Stampa riguarda il 12,7% degli iscritti nella fascia 18-24 anni. Le nuove norme in totale consentono di risparmiare oltre 200 milioni in più rispetto alle previsioni. Portando la dote dei tagli del reddito a quota un miliardo di euro. In compenso l’esecutivo ha varato, su proposta del Pd, il reddito alimentare. Servirà a distribuire i pacchi di prodotti invenduti nei supermercati e nella Gdo, riducendo gli sprechi. Ma per la misura l’esecutivo ha stanziato 1,5 milioni di euro nel 2023 e 2 nel 2024.


Perché l’offerta non è più “congrua”

La congruità dell’offerta di lavoro è stato uno dei temi più dibattuti all’epoca del varo della legge, voluta dal governo M5s-Lega. Finora per essere considerate “congrue” le offerte dovevano infatti riguardare posti di lavoro entro 80 chilometri dal domicilio del beneficiario. E raggiungibili in 100 minuti con mezzi di trasporto pubblici. Infine, doveva considerare le esperienze pregresse maturate dal lavoratore. La caduta del criterio renderà più stringente la norma e farà decadere il sussidio più facilmente in caso di rifiuto. Il lavoro sul reddito non è comunque concluso: la ministra Elvira Calderone assicura infatti che a gennaio il governo approverà un decreto per definire la seconda gamba essenziale per i beneficiari e “mettere i puntini sulle i” sulle politiche attive.

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