Criptovalute, Panetta (Bce) alza il tiro: «Un gioco d’azzardo travestito da investimento»

Nel suo editoriale sul Financial Times, l’economista e membro del board della Banca centrale sottolinea i rischi della moneta digitale: «Nonostante i fallimenti, non sparirà»

Fabio Panetta torna a parlare di criptovalute e lo fa dalle pagine del Financial Times. I cripto-asset «sono un gioco d’azzardo travestito da investimento», scrive l’economista italiano, che siede nel board della Banca centrale europea, «ed è per tale motivo che non possiamo aspettarci che scompaiano, visto che le persone hanno sempre scommesso in modi diversi». Per questa ragione, sottolinea l’ex direttore generale della Banca d’Italia, è necessario un intervento per regolamentarle. Appena un mese fa, Panetta aveva spiegato che stiamo assistendo a un effetto cripto-domino, che sta generando ondate di instabilità nell’intero universo delle cripto-attività con ripercussioni negative sulla finanzia decentralizzata. L’economista ricordava lo scoppio della bolla TerraUsd, che al momento del crollo «era la terza maggiore stablecoin del mondo», e il fallimento di Ftx, una delle principali piattaforme di scambio di cripto-attività, con 130 società affiliate. Fallimenti che hanno svelato l’inadeguatezza degli «schemi operativi e di governance» adottati dagli operatori che agiscono nel mercato delle cripto-attività. Ma non solo. Il crollo in particolare dell’impero di Sam Bankman Fried, accusato di aver truffato gli investitori dell’exchange di criptovalute Ftx ora in bancarotta e dichiaratosi ieri, 3 gennaio, non colpevole di fronte al giudice distrettuale Lewis Kaplan, hanno reso inoltre evidente l’imprudenza di molti investitori, che nel tempo avevano acquistato cripto-attività senza una adeguata analisi dei rischi.


«Il legislatore come Ulisse deve resistere a essere ammaliato dalle sirene cripto»

Un vero e proprio far west, così lo aveva definito, in cui bisogna intervenire con strumenti normativi per provare a portare un po’ di ordine. D’altronde, questa la sua opinione, le criptovalute non spariranno. Né lo convince la tesi che per ridimensionarle sia necessario continuare a farle fallire e «bruciare». Nonostante i loro «difetti», per il banchiere non è detto che in questo modo le cripto si «autodistruggeranno» e inoltre i costi complessivi anche in termini di evasione fiscale, finanziamento al terrorismo, «sarebbero elevati». Ecco perché è necessaria una regolamentazione: «Dobbiamo costruire – scrive l’economista – guardrail che affrontino le lacune normative e l’arbitraggio e affrontare i significativi costi sociali delle criptovalute a testa alta». Certo, più facile a dirsi che a farsi, ma il legislatore «come Ulisse – avverte Panetta – deve resistere a essere ammaliato dalle sirene cripto e cadere preda della forte lobby del settore. E nel suo viaggio deve passare fra la Scilla della scarsa regolazione e il Cariddi del legittimare cripto dissennate». 


«Regolamento Ue passo importante, ma è necessario fare altro»

Secondo Panetta, il regolamento Ue sui cripto-asset, formato da 126 articoli che riguardano prevalentemente l’offerta e la commercializzazione dei crypto-asset, l’emissione di asset-referenced tokens e di e-money tokens, nonché la prevenzione degli abusi e le condizioni per i fornitori dei servizi in questione, «è un passo fondamentale», ma non deve rimanere l’unico. «Deve essere fatto altro» al fine di includere gli altri segmenti del comparto – comprese le attività finanziarie decentrate come il prestito di criptovalute – fra le norme. Tuttavia, la regolamentazione dovrebbe riconoscere la natura speculativa delle criptovalute e trattarle come attività di gioco d’azzardo. «I consumatori vulnerabili dovrebbero essere protetti attraverso principi simili a quelli raccomandati dalla Commissione europea per il gioco d’azzardo online», si legge nell’editoriale sul Ft. Ma regolamentazioni e tassazione da sole non saranno sufficienti per affrontare il crollo del “castello di carte” delle criptovalute e le relative carenze. In questo senso, per Panetta centrale è «il ruolo delle banche centrali», al fine di costruire «fondamenta solide per un ecosistema finanziario digitale». Ed è proprio con questo obiettivo «che stiamo lavorando noi come Bce e altre banche a monete digitali», conclude.

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