Migranti, la Ue sul decreto sicurezza del governo Meloni: «Rispettare le leggi internazionali»

Per la Commissione europea non spetterebbe all’Ue «guardare nello specifico il contenuto di questo decreto». Tuttavia, «salvare vite in mare è un obbligo morale e legale»

Dopo il primo macigno lanciato dalla presidenze svedese dell’Ue, che terrà le redini delle attività europee da qui alla fine di giugno, sulla mancata produzione di un dossier in tema immigrazione fino al 2024, si è aggiunta la dichiarazione della portavoce della Commissione Ue, Anitta Hipper, secondo la quale «indipendentemente da cosa l’Italia stia facendo tramite un decreto, i Paesi membri devono rispettare la legge internazionale e la legge del mare». Secondo la funzionaria europea non spetterebbe all’Ue «guardare nello specifico il contenuto di questo decreto». Tuttavia, continua Hipper rispondendo nel corso del briefing quotidiano a una domanda sulla protesta delle Ong nei riguardi del decreto approvato dal governo italiano, «salvare vite in mare è un obbligo morale e legale». Per quanto riguarda invece la possibilità – prevista dal decreto – che un primo screening dei richiedenti asilo vada a fatto a bordo delle navi impegnate nel salvataggio in mare la portavoce della Commissione ha spiegato che «i cittadini di Paesi terzi presenti nel territorio degli Stati membri, compreso il territorio marino, possono richiedere asilo. Detto questo, non sta a noi guardare questo decreto o no, noi siamo sempre in contatto con le autorità italiane», conclude. Il dossier, tuttavia, resta caldissimo e sarà al centro del Consiglio europeo straordinario convocato il 9 e 10 febbraio. In vista del vertice dei leader europei, l’obiettivo dell’Italia è accelerare su una distribuzione più organica e automatica dei migranti che sbarcano nei Paesi di primo approdo. Il tema migranti resta dunque tra i più divisivi in Unione Europea. E la riforma del Regolamento di Dublino, nei piani di Ursula von der Leyen, sarebbe una delle chiusure più felici del suo mandato a capo della Commissione.


Il documento delle organizzazioni

Le Ong impegnate nel Mediterraneo contro il decreto sicurezza del governo Meloni. In un documento unitario, firmato tra gli altri da Emergency, Iuventa Crew, Msf, Mare Liberum, Open Arms e Sea-Watch, le Organizzazioni non governative impegnate nell’attività di soccorso in mare hanno fatto sapere di essere preoccupate «per l’ultimo tentativo di un governo europeo di ostacolare l’assistenza alle persone in difficoltà in mare». Ad essere preso di mira dalle associazioni no-profit è il nuovo decreto legge del governo Meloni in materia di immigrazione, firmato dal presidente Mattarella il 2 gennaio 2023, che – secondo le Ong – «ridurrà le capacità di soccorso in mare e renderà ancora più pericoloso il Mediterraneo centrale, una delle rotte migratorie più letali al mondo». Un decreto, voluto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, apparentemente rivolto alle navi che operano in mare, ma che farà pagare il prezzo più alto in termini di applicazione «alle persone che attraverso il Mediterraneo centrale e si trovano in situazioni di pericolo». Per le Organizzazioni, infatti, la nuova norma «contraddice il diritto internazionale marittimo internazionale, i diritti umani e il diritto europeo, e dovrebbe quindi suscitare una forte reazione da parte della Commissione europea, del Parlamento europeo, degli Stati membri e delle istituzioni europee». Per questo motivo, le Ong esortano tutti i membri del parlamento italiano ad «opporsi al decreto, impedendone così la conversione in legge». E ancora: «Dal 2014, le navi di soccorso civili stanno riempiendo il vuoto che gli Stati europei hanno deliberatamente lasciato con l’interruzione delle proprie operazioni Sar. Le Ong hanno svolto un ruolo essenziale nel colmare questa lacuna e nell’evitare la perdita di altre vite in mare, rispettando sistematicamente le leggi in vigore».


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