La Ong Sea Eye sfida il governo italiano: «Non seguiremo il decreto, ma la legge tedesca»

Dopo Sea Watch e Medici Senza Frontiere anche l’organizzazione con sede a Ratisbona si ribella alle nuove regole imposte da Roma per i salvataggi in mare

«Non seguiremo alcun codice di condotta illegale né qualsiasi altra direttiva ufficiale che violi il diritto internazionale». È la reazione della Sea-Eye al decreto del governo italiano sulle attività di salvataggio in mare delle ong approvato poche ore fa dal Consiglio dei ministri. L’organizzazione non governativa tedesca nata nel 2015 con sede a Ratisbona, in Germania, rifiuta il provvedimento italiano, dichiarando le sue chiare intenzioni a non rispettare quanto deciso da Roma. «Rifiutiamo questo cosiddetto codice sulle Ong e temiamo che ciò possa portare a conflitti con le autorità italiane. Ci aspettiamo che il governo tedesco ci protegga», ha detto Annika Fischer, membro del consiglio di amministrazione Sea-Eye. Tra le misure imposte dal decreto sono previste anche regole e sanzioni per le Ong, obbligate da ora in poi ad avviare le procedure per richiedere la protezione internazionale, a richiedere alle autorità Sar il porto di sbarco e a raggiungerlo senza ritardi. Il comandante dovrà poi riferire alla autorità italiane come si è svolta l’attività di ricerca e quella di soccorso dei migranti in mare.


Sempre secondo il decreto, in caso di operazioni plurime, le successive alla prima non dovranno compromettere le tempistiche concordate per il raggiungimento del porto sicuro. La violazione delle norme obbligherà il comandante  al pagamento di una sanzione amministrativa tra i 10mila e i 50mila euro. Nello stesso tempo verrà imposto il fermo amministrativo dell’imbarcazione fino a 2 mesi, contro il quale si può fare ricorso al prefetto. Regole a cui ha già reagito la ong tedesca Sea Watch, denunciando «un tentativo di delegittimazione da parte del governo» nei confronti del loro operato, e che ora vede anche la Sea-Eye in protesta contro Roma. «Ci aspettiamo che il governo tedesco tuteli le organizzazioni di soccorso in mare sotto bandiera tedesca dal comportamento illegale delle autorità italiane e ci sostenga con decisione in caso di conflitto», ha continuato Fischer. «Qualsiasi ritardo nelle nostre operazioni mette in pericolo vite umane». Intanto dagli account ufficiali dell’organizzazione è partita la recluta di candidati pronti a partire a gennaio 2023: «Siamo determinati ad aiutare quante più persone possibile in difficoltà in mare anche nel prossimo anno».


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Medici Senza Frontiere torna in mare e sfida il decreto

Anche Medici Senza Frontiere poche ore fa si è espresso contro il decreto del governo Meloni, annunciando la nuova partenza della Geo Barents, attualmente ferma al porto di Augusta. «Medici Senza Frontiere è pronta per ripartire con la Geo Barents. La strategia del governo ha l’obiettivo di ostacolare le attività di ricerca e soccorso delle Ong e non fa che aumentare in modo esponenziale il rischio di morte per migliaia di persone», ha spiegato il capomissione di MSF Juan Matias Gil. «Salvare vite umane è il nostro imperativo ed è un obbligo sancito da tutte le convenzioni e le leggi internazionali e per questo continueremo a farlo». Tra il 31 dicembre e il 1° gennaio la Geo Barents tornerà a navigare nel Mediterraneo con l’obiettivo di salvare vite. Ma il decreto preoccupa. «Immaginate un incidente in auto con molti feriti e le ambulanze costrette a portarli negli ospedali di un’altra regione. A un certo punto non ci saranno più ambulanze disponibili. È quello che succederà da oggi nel Mediterraneo», ha aggiunto tramite gli account ufficiali dell’ong il presidente Marco Bertotto.

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