Nino Di Matteo e l’arresto di Messina Denaro: «Dobbiamo ancora scoprire coperture e complicità, lo Stato non ha sconfitto Cosa Nostra»

Il magistrato delle indagini sulla trattativa: ha vissuto a Palermo, era in una clinica famosa, come è stato possibile?

Lo Stato non ha ancora sconfitto Cosa Nostra. L’arresto di Matteo Messina Denaro provocherà uno scossone all’interno dell’organizzazione. Ma vanno ancora svelate le coperture di cui ha goduto il boss nei suoi 30 anni di latitanza. Parola di Nino Di Matteo, magistrato dell’inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia, in un’intervista rilasciata a La Stampa. Nella quale il giudice esordisce spiegando che «lo Stato avrà davvero vinto quando avrà approfondito e fatto chiarezza sul come e sul perché sia stata possibile una latitanza così lunga. E nonostante l’impegno di migliaia di agenti delle forze dell’ordine e di decine di magistrati. Avevamo identikit molto fedeli. Messina Denaro ha vissuto a Palermo, è stato arrestato in una delle cliniche più frequentate della città».


Le protezioni

Di Matteo sostiene che la latitanza di Messina Denaro si può spiegare soltanto con le protezioni di cui ha goduto. In una sentenza della Corte d’Assise di Palermo sulla trattativa, spiega il magistrato, «c’è scritto che per un certo periodo gli alti funzionari del Vecchio Ros avevano coperto Provenzano per interesse nazionale. In modo che potesse consolidare la leadership moderata rispetto all’ala stragista. Insomma ci sono sempre state coperture istituzionali. E fino a quando non si chiariranno le coperture e le complicità, allora come ora, non potremo di avere vinto». D’altro canto Messina Denaro aveva una carta d’identità con timbro autentico del comune di Campobello di Mazara. E il giudice si chiede anche come sia stata possibile la «profezia» di Salvatore Baiardo. Che in un’intervista aveva detto che Messina Denaro era molto malato e avrebbe potuto decidere di costituirsi in cambio di protezione.


La profezia

«Avevo già notato allora la precisione del suo racconto. Ora si deve fare il possibile per capire come abbia potuto prevedere tutto questo. E soprattutto come e attraverso chi aveva saputo delle condizioni di salute di Messina Denaro», spiega Di Matteo. Ieri è infatti emerso che Messina Denaro aveva subito un’operazione per cancro al colon nell’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo. Il suo medico curante, un dottore di Campobello, aveva effettuato le prescrizioni di accompagnamento. Durante una risonanza magnetica i medici hanno scoperto anche una metastasi al fegato. Quattro cicli di chemioterapia hanno portato il paziente a pesare 68 chilogrammi per 177 centimetri di altezza. Il 4 maggio 2021 una nuova operazione per altre metastasi.

Messina Denaro pentito?

Messina Denaro, secondo Di Matteo, è stato un capo particolare di Cosa Nostra. Era il preferito di Totò Riina, ma ha portato l’organizzazione nel nuovo millennio. Frequentando ambienti nuovi, avendo relazioni con donne straniere e utilizzando non solo i pizzini, ma anche la tecnologia per comunicare. Si può pentire? «Non lo so. Auspico che, se decidesse di parlare, lo faccia pienamente. Ma anche lo Stato deve fare la sua parte senza avere paura di fare domande e di ascoltare risposte come avvenuto in passato. Messina Denaro non deve aggiungere qualche tassello sulle stragi. Ma farci capire chi ha voluto gettare nel panico un Paese, con finalità terroristiche».

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